Roberta Bruzzone è stata la grande protagonista dell’udienza di ieri del processo a carico di Giosué Ruotolo, unico imputato per l’omicidio dei fidanzati di Pordenone, Trifone Raone e Teresa Costanza. Come riportato da Il Messaggero Veneto, la criminologa ha dichiarato:”C’è un aspetto inquietante che però lo determina a livello di confini motivazionali che secondo me è fondamentale. Noi riteniamo di aver prodotto un buon contributo in questa direzione. Siamo in grado di collocare ogni tipo di informazione. Devo dire che la modalità esecutiva è estremamente feroce, la modalità preparatoria non ha lasciato nulla al caso. Questo è un aspetto che ci ha colpito, come il profilo psicologico. La Bruzzone ha fatto intendere che nel mirino del suo team potrebbe finire anche l’ex fidanzata di Giosué, Rosaria Patrone: “Dimostreremo che dietro a questo delitto ci sono non una, ma due teste, una in regia e una nella fase esecutiva”.



La vera protagonista della ventesima udienza del processo sul duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, ieri è stata la criminologa ed esperta forense Roberta Bruzzone, intervenuta nei panni di consulente di parte civile. Prima di parlare al cospetto della Corte d’Assise di Udine, nel processo che vede unico imputato Giosuè Ruotolo, ex militare 27enne di Somma Vesuviana, la Bruzzone ha rilasciato una breve intervista al quotidiano Il Messaggero Veneto, anticipando i temi che sarebbero stati affrontati nell’ambito dell’udienza, ovvero gli schizzi di sangue all’interno dell’auto di Trifone ed il profilo psicologico dell’assassino della coppia, emerso soprattutto dal profilo Facebook “Anonimo anonimo”. Un ampio spazio è stato infatti dedicato, in apertura del nuovo appuntamento con la giustizia, proprio sull’imbrattamento che ha fatto seguito agli spari indirizzati al militare di Adelfia da una distanza ravvicinata. Il primo, esploso da una distanza di 10/15 centimetri, avrebbe prodotto un imbrattamento impercettibile. In aula la criminologa, esperta anche nell’analisi delle tracce di sangue, come riferisce IlFriuli.it, ha potuto riferire le sue deduzioni anche sulle eventuali macchie ematiche che avrebbero interessato l’assassino di Trifone e Teresa: “Posto che il soggetto era protetto dall’autovettura quando sono stati esplosi i colpi, l’assassino non è stato colpito dagli schizzi quando ha colpito Trifone e nemmeno quando ha allungato il braccio per colpire Teresa”, ha riferito. Il secondo aspetto che Roberta Bruzzone aveva anticipato ai cronisti del Messaggero Veneto, definendolo “inquietante”, ha invece a che fare con il profilo psicologico del killer della coppia uccisa il 17 marzo 2015 nel parcheggio del palasport di Pordenone. Prima di rivolgersi alla Corte riferendo tutti i risultati ai quali è giunta al termine del complesso lavoro portato avanti anche insieme al perito balistico ed alla genetista – i quali sono espressi rispettivamente sugli aspetti legati all’arma del delitto ed al Dna rinvenuto sul bossolo numero 4 – la Bruzzone ha voluto dire la sua sul caso di Trifone e Teresa e su cosa l’avrebbe colpita maggiormente rispetto agli altri sui quali ha avuto modo di lavorare nel corso della sua carriera. “Credo che questo sia uno dei casi più brutali su cui abbia avuto modo di lavorare in 20 anni”, ha dichiarato la criminologa. Roberta Bruzzone, tuttavia, sarebbe rimasta impressionata dalla modalità esecutiva “straordinariamente feroce”, approfittando anche di un momento di minorata difesa delle due vittime. L’odio del killer sarebbe maturato in modo insanabile, ma a colpire maggiormente gli esperti sarebbe stato proprio il profilo psicologico che è stato tratteggiato. “Credo che sia un elemento di monito per tutti, perché evidenzia quanto facilmente possano trascendere in una violenza cieca e letale alcune problematiche di natura personologica che, quando miscelate in una coppia disfunzionale, possono davvero diventare la peggiore arma di tutti”, ha aggiunto. Per Roberta Bruzzone, infine, il delitto di Trifone e Teresa avrebbe visto non una bensì due teste, rispettivamente in regia e nella fase esecutiva vera e propria.

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