Sono state rese note le motivazioni della sentenza con cui il 9 febbraio scorso Marco Tronchetti Provera è stato assolto con formula piena nell’ambito del cosiddetto caso Kroll. La Corte d’Appello di Milano ha evidenziato che non emerge “in alcun modo dagli atti una finalizzazione dell’acquisto del bene di illecita provenienza, da parte del Tronchetti Provera, diversa da quella di denuncia di fatti commessi ai danni propri, della propria famiglia o della società da lui presieduta”, ossia di una “vera e propria aggressione”, e la sua “difesa” è stata “proporzionata alla offesa”. Al centro del processo dei dati raccolti dall’agenzia investigativa Kroll che stava portando avanti un’attività di spionaggio nei confronti di Brasil Telecom e della famiglia Tronchetti. Dati che poi erano stati poi intercettati dagli esperti informatici del Tiger Team, struttura alle dipendenze di Giuliano Tavaroli responsabile della security di Telecom, di cui Tronchetti Provera era all’epoca dei fatti (2004) alla guida. La Corte ha quindi riconosciuto che non è stato il manager a decidere di inviare questo materiale alla polizia brasiliana. Inoltre, rispetto alla sua denuncia ai Carabinieri è stato riconosciuto che era ravvisabile la “causa di giustificazione della legittima difesa”, derivante dal fatto che attraverso l’attività di spionaggio nel suo ambito familiare si mirava al discreto di Telecom.



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