Luigi de Magistris non vuole passare per colui che ha incendiato gli animi a Napoli in occasione del corteo anti-Salvini, né vuole essere associato ai violenti protagonisti degli scontri con le forze dell’ordine. Il sindaco partenopeo si è dissociato e ha indicato ai microfoni dell’Ansa chi ritiene che sia responsabile di quanto avvenuto ieri: «Chi ostinatamente non ha voluto ascoltare il messaggio di buon senso del sindaco e dell’amministrazione. La responsabilità per quello che è accaduto va cercata in chi, forse non senza motivo, ha voluto alzare il livello dello scontro». Il sindaco di Napoli ha precisato di aver espresso solo la contrarietà ad un’iniziativa considerata inopportuna, perché organizzata in un luogo riconducibile all’amministrazione da parte di un esponente politico «che si è distinto per apologia del fascismo, atteggiamenti xenofobi e razzisti». Poi ha criticato il ministro Minniti per aver imposto la presenza di Salvini alla Mostra d’Oltremare. Luigi de Magistris sente di aver difeso la città e ha spiegato che Matteo Salvini «avrebbe potuto benissimo essere a Napoli e fare la sua propaganda politica xenofoba e razzista in un altro luogo privato». Non c’è stato alcuno scontro tra il sindaco e lo Stato: «A Napoli io sono il sindaco, dunque sono lo Stato» ha precisato Luigi de Magistris, secondo cui Napoli, che ha mille problemi da affrontare, non aveva bisogno di queste tensioni. Il primo cittadino ha poi spiegato che andrebbe fatta una distinzione netta tra i napoletani veri e i violenti e quindi ha riproposto le immagini iniziali del corteo pacifico.



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