Una svolta, non penale, ma di sostanza sul caso del momento, ovvero il ladro ucciso a Lodi da un oste che ha tentato di difendere la sua famiglia che abitava al piano di sopra. Attestati di stima, di vicinanza, di comprensione, di lotta politica affianco dei tanti casi “alla Cattaneo” che si sono ritrovati a sparare ad un ladro o un rapitore entrati nelle proprie proprietà; tutto c’è stato in questi giorni dopo la tragica fine di una rapina conclusa proprio con il sangue di Petre Marin Unguereanu, morto durante una colluttazione con l’oste che ha fatto partire un colpo di fucile accidentale. La svolta arriva dalla parole, semplici, brevi ma assolutamente “anomale” per una vicenda con questi contorni: ai microfoni della Rai, il fratello ella vittima, Nicolae Victor ha parlato della morte dell’amato fratello e ha detto testuali parole. «Io e la mia famiglia perdoniamo Mario Cattaneo davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia».
Conscio della azione criminale che stava compiendo il fratello, entrato nel locale forse per rubare delle stecche di sigarette, le parole del ragazzo rumeno fanno specie perché non parlano di scandalo, vendetta o intervento della legge contro l’assassino, seppur per legittima difesa. Parlano di perdono per un uomo che fin da subito si è dimostrato pentito e dispiaciuto per quanto avvenuto, «non volevo ucciderlo, sto malissimo» sono state le prime parole di Mario Cattaneo. Il mondo prosegue nei suoi canali, dalla cena di Salvini per manifestare la sua vicinanza all’oste sul tema delicatissimo della sicurezza e legittima difesa, ai tanti attestati di stima dei concittadini di Mario fino al pensionato Sicignano, noto per aver sparato e ucciso mesi fa un ladro entrato nella sua villetta. Niente di tutto questo, un semplice perdono che l’uomo ora accusato di omicidio volontario probabilmente attendeva come unica cosa “paradossalmente” e umanamente più importante dopo la tragedia avvenuta. Un’esigenza vitale arrivata in maniera del tutto inaspettata.. (NIccolò Magnani)