Udienza in corso per il delitto di Marco Vannini, il 20enne ucciso quasi due anni fa mentre si trovava in casa dei Ciontoli, a Ladispoli. Un appuntamento importante, quello di oggi, quanto dolorosa, come emerso dalle prime battute dei medici intervenuti oggi in aula con immagini fortissime. Lo stesso dolore è riproposto anche nel numeroso gruppo Facebook “Giustizia e verità per Marco Vannini”, sul quale si leggono i momenti di attesa e angoscia da parte di coloro che da mesi seguono con profonda partecipazione il caso, sostenendo la famiglia della vittima. “Oggi settima udienza… oggi udienza importante quanto anche dolorosa… +35mila cuori uniti per Marina e Valerio, sempre. Tanto affetto, stima x voi “, scrive un’utente. E tra i sostenitori della famiglia di Marco c’è chi auspica l’ergastolo per tutti gli imputati. Nel frattempo in aula ci si domanda (e domanda anche il pm Alessandra D’Amore) cosa sarebbe potuto accadere se Marco fosse stato soccorso in tempo. “l comportamento ideale sarebbe stato di comunicare il motivo del malore, la causa e fare la chiamata 118”, ha commentato Carlo Gaudio, consulente medico-legale incaricato dal pm e che nel corso dell’udienza si è occupato di analizzare le tempistiche. Il ritardo nella prima chiamata ai soccorritori, a detta dell’esperto, ha avuto due conseguenze: “un ritardo oggettivo di 13 minuti e uno sviamento dal corretto triage”.
Da pochi minuti ha preso il via la nuova udienza del processo sul delitto di Marco Vannini, il giovane di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola nella villetta di Ladispoli, mentre si trovava con la fidanzata Martina Ciontoli e con l’intera famiglia di quest’ultima. A seguire in tempo reale quanto sta accadendo in aula è il portale Baraondanews.it, che rivela come il primo ad aver preso oggi la parola sia stato il Dott. Cipolloni, medico legale della procura. Durante la sua deposizione shock sono state fatte vedere le immagini del ferimento di Marco Vannini con il punto preciso nel quale il proiettile ferì mortalmente il giovane 20enne. Dalle immagini è stato possibile comprendere l’atroce sofferenza provata dalla vittima. Si è trattato di foto molto forti e dettagliate e che ancora una volta hanno destato la grande indignazione della famiglia Vannini e di altri presenti tra il pubblico e che hanno preferito lasciare momentaneamente l’aula nel corso del passaggio delle diapositive. Successivamente è toccato al Dott. Gaudio, medico della Procura e che ha ribadito ciò che da tempo era ormai noto: se solo Marco Vannini fosse stato soccorso tempestivamente, si sarebbe potuto salvare.
Nuovo appuntamento con la giustizia, oggi, in merito al caso di Marco Vannini, ucciso nel maggio di due anni fa nell’appartamento della famiglia Ciontoli. Ieri la trasmissione di Quarto Grado ha dedicato un’ampia parentesi al giallo ed ha visto l’intervento anche dell’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, che ha meglio chiarito quali sono i rischi per i componenti della famiglia Ciontoli. “In questo momento l’ipotesi accusatoria è che Marco si poteva salvare con elevate probabilità per questo è stato possibile contestare l’accusa di omicidio volontario, che in ipotesi prevede anche l’ergastolo”, ha commentato Gnazi. Le pena, a sua detta, andrebbero da 14 anni al carcere a vita. Ma quali sono i rischi concreti per Antonio Ciontoli, autore dello sparo? Se nel corso del processo dovesse emergere che Marco Vannini si sarebbe potuto salvare, spiega l’avvocato, “l’accusa di omicidio volontario decadrebbe e la possibile contestazione sarebbe di omicidio colposo”. Sul resto della famiglia cadrebbe invece l’accusa più grave ma resterebbe quella di omissione di soccorso. Se invece dovesse prevalere l’ipotesi che in ogni caso Marco Vannini non si sarebbe potuto salvare, gran parte degli accusati, come riporta Baraondanews.it rischierebbe una condanna esigua, da 1 a 3 anni di carcere.
Si svolgerà oggi una importantissima udienza del processo sul delitto di Marco Vannini, a carico dell’intera famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini. Il caso è stato affrontato anche ieri nel corso della trasmissione Quarto Grado – La domenica, che ha ripercorso l’intricata vicenda dando spazio alle parole dell’ex generale dei Ris Luciano Garofano, perito di parte della famiglia Vannini, ma anche del giornalista Carmelo Abbate, presente in studio. Abbate, nel ruolo di opinionista fisso della trasmissione di Rete 4, ha usato parole durissime e cariche di rabbia nel commentare il caso che ha fatto indignare l’Italia intera, ancora in attesa di una giustizia. A finire nel mirino del giornalista è chiaramente la famiglia Ciontoli, in casa della quale Marco Vannini ha perso tragicamente la vita senza che nessuno abbia fatto nulla per metterlo in salvo. “La situazione oramai è fuori dal controllo dei Ciontoli”, ha esordito il giornalista, ricordando come in una passata puntata del programma di Rete 4 lo stesso consigliò ad Antonio Ciontoli ed al resto della sua famiglia di arrendersi. “Sono circondati, perché mamma Marina li sconfiggerà e li combatterà fino a che non avrà giustizia”, ha aggiunto Abbate. Tra le sue parole di fuoco anche un pensiero che vedrebbe in tanti concordi: “I Ciontoli hanno barattato la vita di un giovane ragazzo di 20anni per uno stramaledetto posto di lavoro!”.
Al via l’udienza per l’omicidio di Marco Vannini: nella giornata di oggi, lunedì 13 marzo 2017, i giudici verranno chiamati a stabilire se la giovane vittima si sarebbe potuta salvare oppure no. Se così fosse, il reato imputato all’intera famiglia Ciontoli compresa la fidanzata del fratello di Martina, Viola Giorgini, verrebbe confermato in omicidio volontario, altrimenti in colposo. Durante la puntata di ieri di Quarto Grado – La domenica, ci si è concentrati ancora sul caso, grazie all’intervento del perito di parte della famiglia di Marco Vannini, l’ex Generale Luciano Garofano, che ha spiegato come i test effettuati sulla pistola di Antonio Ciontoli, abbiano confermato che la pistola venne azionata in modo volontario. Un particolare che lo stesso imputato ha confermato durante uno degli ultimi interrogatori, dopo un’iniziale versione che parlava invece di un incidente dovuto alla caduta dell’arma. Una volta pronte le perizie, Antonio Ciontoli cambiò ulteriormente versione affermando di non sapere che fosse carica. Secondo alle prime indiscrezioni, Ulrico Piaggio, il medico legale nominato dai pm avrebbe evidenziato come Marco Vannini poteva essere salvato. Piaggio sarà presente fra le persone ascoltate oggi dalla Corte d’Assise, come sottolinea Baraonda News, una tragedia che si sarebbe potuta evitare se solo il giovane fosse stato trasportato in ospedale nell’immediato. Questo particolare sarebbe confermato dal fatto che Marco Vannini sia rimasto in vita altre tre ore dopo lo sparo e che nell’arco della prima ora avrebbe potuto “essere sottoporto ad un intervento cardio-chirurgico presso il Policlinico Gemelli di Roma”. Clicca qui per vedere il video di Quarto Grado sul caso di Marco Vannini.
La beretta calibro nove di Antonio Ciontoli è al centro della vicenda giudiziaria per l’omicidio di Marco Vannini. E’ proprio l’arma a poter rivelare la verità a quanto è successo al giovane in quelle ultime ore di vita. Durante il primo interrogatorio, Ciontoli aveva affermato di non sapere che l’arma fosse carico, un dettaglio dimostrato come falso in fase giudiziaria. Per l’ex Generale Garofano, infatti, punta sull’usura della pistola, che prevede lo scarralleamento forzato prima di poter premere il grilletto. I due periti di parte della famiglia Ciontoli premono invece sull’assenza di tracce biologiche del loro assistito sull’arma. In aula il dibattito, come dimostra un video di Quarto Grado, si fa acceso anche riguardo al ruolo avuto da Martina Ciontoli nella vicenda. Il legale della famiglia Vannini, l’avvocato Ceslestino Gnazi, ha premuto più volte sul video registrato mentre la ragazza si trovava in attesa di rilasciare la propria testimonianza, in cui ha pronunciato parole chiare che metterebbero in luce la possibilità che abbia assistito all’omicidio. Clicca qui per il servizio di approfondimento di Quarto Grado sul caso di Marco Vannini.