A un giorno dal voto per le elezioni in Olanda 2017 il 60% degli elettori sarebbe ancora indeciso se andare a votare e per chi votare. Come riportato dall’agenzia di stampa Askanews, Monika Sie Dhian Ho, direttrice del think-tank all’Aia, l’Istituto Clingendael, spiega che il paese sta vivendo “una situazione estremamente fluida, può succedere davvero di tutto”. E c’è attesa stasera per il dibattito televisivo i cui si confronteranno i leader degli otto maggiori partiti olandesi, dei 28 in totale che si presenteranno al voto domani. Il partito liberale conservatore del premier Mark Rutte, che si candida per un terzo mandato, raccoglie il 17% dei voti con 24-28 seggi alla camera bassa del Parlamento, secondo i dati dell’ultima rilevazione pubblicata dal sito Peilingwijzer: al di sotto dei 40 di cui dispone attualmente. E anche il leader del Partito per la Libertà Geert Wilders ha visto il consenso ridursi nelle ultime settimane, con il 14% delle intenzioni di voto e 20-14 seggi.
Per quanto la partita delle Elezioni d’Olanda 2017 di domani appaia come un testa a testa tra il premier uscente Mark Rutte e il sovranista Geert Wilders, il sistema proporzionale in vigore potrebbe rendere determinante per la formazione di un nuovo governo la terza forza politica dei Paesi Bassi. In questo caso il possibile outsider potrebbe essere Jesse Klaver, giovane leader dei Verdi considerato dagli osservatori un profilo che per larghi tratti ricorda l’Obama degli inizi o l’apprezzatissimo primo ministro canadese Justin Trudeau. L’intento di Klaver, come ricorda tpi.it, è quello di impedire la deriva populista:”Questa volta non si tratta solo delle elezioni nei Paesi Bassi, ma delle elezioni in tutta Europa. Dobbiamo dimostrare che nei Paesi Bassi il populismo può essere fermato e che c’è un’alternativa. Quell’alternativa siamo noi”.
Le Elezioni presidenziali in Olanda avranno inizio domani all’interno di un clima tutt’altro che disteso. A far sì che i nervi siano tesissimi, oltre ad una campagna elettorale senza esclusione di colpi tra i due favoriti Rutte (VVD) e Wilders (PVV), non solo le recenti tensioni con la Turchia di Erdogan, ma anche il timore che eventuali attacchi hacker di matrice russa possano condizionare il voto. Come riportato da Politico.eu, in Olanda non hanno preso alla leggera il rapporto delle agenzie investigative americane che dopo l’elezione di Donald Trump hanno denunciato l’intrusione di hacker russi nei sistemi informatici del Partito Democratico e non. Per questo motivo gli scrutini avverranno manualmente, come spiegato dal Ministro dell’Interno Ronald Plasterk:”Non voglio nemmeno un’ombra di dubbio sui risultati nel clima politico in cui ci troviamo”. Il rischio, però, non riguarda soltanto il conteggio dei voti, bensì la diffusione di fake news nelle ore precedenti alle Elezioni che potrebbero condizionare in un modo o nell’altro l’esito della consultazione. A beneficiare di un eventuale attacco hacker ordinato da Mosca potrebbe essere soprattutto il populista Wilders, che non ha fatto mistero di essere favorevole alla sospensione delle sanzioni per la Russia.
Domani l’Olanda al voto con le elezioni presidenziali che porteranno alle urne 12 milioni di aventi diritto per le prime elezioni fondamentali del 2017-chiave per l’Unione Europea. Si rinnova la Camera Bassa del Parlamento e soprattutto si arriva al cambio governo in un panorama che dire frammentato è dire poco. Si rischia infatti l’enpasse come nel 2010 e nel 2012, quando i due governi Rutte videro più di 100 giorni per poter arrivare all’accordo elettorale tra i vari partiti in campo. Anche per queste elezioni, 28 partiti e liste saranno presenti sulla scheda elettorale, decisamente favoriti nel “frammentarsi” per il sistema elettorale proporzionale che consente alle formazioni che ottengono lo 0,67% di ottenere un seggio in Parlamento. La vera partita politica sembra comunque essere quella più chiacchierata tra l’attuale premier e leader del Partito di Libertà e Democrazia (VDD) e il vero “protagonista” della campagna elettorale Geert Wilders, leader del Partito delle Libertà (PVV) ultradestra, anti islamico e soprattutto anti-europeista. potrebbe rivelarsi una sorpresa l’ascesa del trentenne Jesse Klaver, leader del partito dei Verdi di sinistra (GroenLinks) che, secondo i sondaggi, potrebbe quadruplicare i seggi in Parlamento. In calo i laburisti del vicepremier Lodewijk Asscher e del ministro dell’economia nonché presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem (PvdA). Al netto di ogni sondaggista, il premier Rutte è in testa anche perché la frammentazione che si pone non dovrebbe dare a nessuno partito più del 20% e lui potrebbe approfittarne avendo cercato nella campagna elettorale a tessere le reti con altri mini liste sparse in tutti i Paesi Bassi. Domani 15 marzo urne aperte e destino della stessa Europa in bilico: ecco perché.
L’Europa e non solo l’Olanda guardano a queste elezioni nei Paesi Bassi che si terranno domani come il primo banco di prova della tenuta Ue nel 2017; il secondo se si guarda alla Brexit come la prima vera spallata all’Unione. Qui in Olanda, come tra un mese e mezzo in Francia, e come già avvenuto in Gran Bretagna, in Germania a settembre e in parte anche in Italia (oltre agli Stati Uniti di Trump) è sempre più la sfida tra sistemi politici e populismo. Su tutti, Geert Wilders scatena ogni tipo di “spettro”: estremista di destra, anti Islam, anti Ue e anti Euro, a favore delle coppie gay ma del tutto contro la libertà religiosa, è tornato anche in queste ore prima delle elezioni a minacciare gli stessi Paesi Bassi. «Se vinco l’Europa sparirà. La fine è già cominciata. L’euro, come pure l’Unione Europea, sono come alla fine dell’Impero romano. Tra pochi anni non esisteranno più». Mentre intanto impazza la crisi diplomatica con la Turchia di Erdogan – dopo che L’Aja ha impedito al governo turco di fare propaganda per il referendum costituzionale lanciato da Erdogan ai tanti cittadini turchi che vivono in Olanda – lo stesso Wilders ha calcato la mano, affermando «questa crisi è un primo passo per tornare alla sovranità nazionale a lui cara. Ridotta dall’appartenenza alla Ue». Un passaggio chiaro del suo programma Wilders lo ha esposto giusto due giorni in una intervista con il Messaggero e riguarda di fatto lo stesso spettro che l’Europa intera teme da Marine Le Pen e temeva in ottiche diverse per le condizioni anche da Donald Trump: «L’Europa non è riformabile. E’ una unione politica… e questo non va bene, è inaccettabile. L’Europa non serve per garantire la pace. A garantire la pace ci pensa la Nato. Non abbiamo bisogno dell’Unione Europea, non ci porta la pace, non ci porta niente, ci toglie soltanto la nostra sovranità. E noi la nostra sovranità la vogliamo indietro». Poi la profezia sulla fine vicina: «Non so quanto tempo ci vorrà perché crollino (euro e Ue), due anni, forse dieci, ma questo avverrà. L’Europa, come insieme di stati, è la mia casa, il mio continente, il posto dove vivo. Ma non l’Unione europea in quanto organizzazione politica e burocratica. Di questa ci possiamo e ci dobbiamo liberare», sostiene nel colloquio con il quotidiano romano il leader del partito della Libertà (Pvv), orientato domani a tentare di strappare più voti del rivale e nemico Mark Rutte. In gioco insomma l’Olanda e forse qualcosa di più che guarda verso Bruxelles…