Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, poteva essere colpito da una pietra nel carcere di Bergamo. Finito con altri 17 reclusi in una sezione speciale destinata a chi commette reati a sfondo sessuale, il carpentiere non ha reagito quando la pietra è finita a pochi metri da lui: pochi giorni fa, come rivelato da Libero, un sasso è stato scagliato dal cortile dei detenuti comuni oltre la cinta muraria che li divide da quelli “speciali”, ma non ha colpito nessuno. Se non fosse per questo episodio, Massimo Bossetti sarebbe un “invisibile”: rivolge poche parole alla polizia penitenziaria, ma sempre con educazione, guarda poco la tv e qualche rivista, non fuma, né parla di calcio. E quando è stata persa una sua raccomandata non ha neppure fatto reclamo ufficiale. Un comportamento ineccepibile, anche per questo non è prevista una sorveglianza straordinaria. Al massimo c’è tensione perché si sta avvicinando il processo di Appello: la speranza del muratore bergamasco e dei suoi legali è di ribaltare la senza di primo grado per l’omicidio della 13enne Yara. Di Massimo Bossetti ha parlato anche il cappellano del carcere, Fausto Resmini: «Da quando si e` allentata la pressione dei media, sembra davvero piu` sereno». Non ha chiesto, però, un’assistenza spirituale particolare: preferisce partecipare alle attività lavorative e, infatti, ha impiegato poche ore per abbattere un muro di una cella così da allargare lo spazio di un salone. Con un’altra detenuta, Gina, lo scambio epistolare è diminuito e forse sarebbe già terminato, ma aiuta qualche compagno di cella a comunicare con l’esterno: ha dato una mano ad un italiano coinvolto nella vicenda del cosiddetto “killer delle vecchiette” che si proclama innocente, proprio come lui.



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