Nel caso di Guerrina Piscaglia, la casalinga scomparsa da casa il primo maggio del 2014 per il cui omicidio è stato condannato in primo grado padre Graziano a 27 anni di carcere, c’è un aspetto che secondo la difesa del vice-parroco congolese è stato messo da parte con troppa superficialità: quello riguardante il misterioso Zio Francesco. Come riportato da delitti.net, secondo il racconto di Padre Gratien, confermato da Padre Faustino, l’attuale parroco di Ca’Raffaello, il 9 maggio quest’uomo si sarebbe recato fin nella loro chiesa per parlare con il don africano per alcuni minuti. Poco dopo dalla sua auto grigia sarebbe scesa proprio Guerrina, che al frate avrebbe chiesto aiuto economico ricevendo risposta negativa. A questa versione dei fatti, però, non ha mai creduto la Procura, che ha sempre catalogato come invenzioni le parole di Padre Graziano. Obiettivo della difesa di Padre Graziano: far sì che in appello questo aspetto oscuro della vicenda non venga taciuto.
Nell’attesa che la difesa di Padre Graziano, il prete condannato in primo grado a 27 anni di carcere per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, si decida a presentare istanza d’appello, si rincorrono già le voci che vorrebbero il suo pool di legali pronto a giocarsi una carta a sorpresa. A riferirlo è La Nazione, secondo cui l’avvocato Riziero Angeletti chiederà di far testimoniare l’amico prete di Padre Graziano, il nigeriano Hilary Okeke. Quest’ultimo, secondo l’accusa, è colui che di fatto ha incastrato padre Graziano. Proprio Okeke, infatti, ricevette “per errore” l’sms partito dal cellulare di Guerrina in cui la 50enne di Ca’ Boscaglia, alle ore 17:27 del primo maggio 2014, scrisse:”Sono scappata a Gubbio col mio amoroso marocchino”. Peccato che Guerrina e Hilary Okeke non si conoscessero: unico legame tra i due era proprio padre Graziano. Intenzione della difesa, però, è quella di andare a fondo della questione: in tribunale, infatti, fu portata soltanto la foto del messaggio scattata dai carabinieri; chi ci dice che quel messaggio esista davvero?, si chiedono i legali di padre Graziano.
, il frate congolese ai domiciliari per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, si dice pronto all’Appello. Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia della deposizione dell’istanza di Appello da parte della sua difesa, sebbene, come sottolinea il quotidiano La Nazione, ad oggi resti solo una circostanza teorica dal momento che, secondo fonti autorevoli, non sarebbe ancora giunto nulla in procura. Lo scorso ottobre, per il religioso era giunta la dura condanna in primo grado a 27 anni di carcere che attualmente Padre Graziano sta scontando ai domiciliari e con braccialetto elettronico presso il convento dei frati premostratensi a Roma, dove gli è possibile svolgere alcune funzioni tra cui la celebrazione della Santa messa. Le accuse a suo carico sono gravissime: omicidio volontario e occultamento di cadavere della casalinga 50enne che fece perdere le sue tracce da Ca’ Raffaello il primo maggio 2014. L’ultima novità emersa nei giorni scorsi ha a che fare proprio con l’Appello durante il quale la difesa di Padre Graziano ha tutta l’intenzione di ribaltare la sentenza di primo grado e dimostrare la sempre professata innocenza dell’ex viceparroco congolese. Il quotidiano fiorentino, infatti, ipotizza un secondo ricorso in arrivo nel processo di secondo grado a carico del presunto assassino di Guerrina Piscaglia. Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, anche il pm Marco Dioni starebbe seriamente pensando di presentare un’istanza del tutto contrapposta a quella dell’avvocato Riziero Angeletti, uno dei difensori del frate più sospettato d’Italia. Si tratterebbe del cosiddetto “ricorso incidentale”, ovvero quello nel quale l’accusa contesta le motivazioni (tutte o solo alcune) con cui la difesa dell’imputato decide di andare in Appello. Dal momento della notifica del ricorso di Angeletti (e che come dicevamo, secondo voci autorevoli non sarebbe ancora giunta), Dioni avrebbe 15 giorni di tempo per rendere concreta l’ipotesi appena avanzata. A questo punto ci si domanda: se il pm Dioni, dopo aver ottenuto già in Assise la condanna a 27 anni di reclusione a carico di Padre Graziano, decidesse realmente di presentare ricorso, quale potrebbero essere i rischi per l’imputato e presunto assassino della 50enne? La difesa di Padre Graziano spera naturalmente in una assoluzione. In generale, se sarà la sola a presentare Appello, allora non è previsto un aggravamento della condanna a carico del proprio assistito. Se invece Dioni nel corso dell’ipotetico ricorso incidentale dovesse contestare la pena inflitta, tutto potrebbe essere messo in discussione. Ricordiamo che in ogni caso, in primo grado il frate congolese ha già ottenuto il massimo della pena per i reati che gli sono stati contestati ed un aggravamento potrebbe essere possibile solo se tornasse l’aggravante dei futili motivi venuta meno nel corso della requisitoria del medesimo pm. In questo caso, dunque, Padre Graziano non rischierebbe più dei 27 anni già inflitti in primo grado. La seconda ipotesi, oltre all’eventualità di un ricorso incidentale, è che potrebbe essere sempre Marco Dioni il pm in Appello, evento raro ma non unico.