È festeggiata presso tutte le istituzioni caritatevoli in Italia e non solo, a Palermo nell’omonima parrocchia, in Piemonte, a Napoli e a Quercianella (Livorno) nella “Parrocchia delle Figlie della Carità”. La tomba di questa santa pia, dalla fede ardente in Dio e dal grande amore per i meno fortunati, si trova a Parigi, nella “Chiesa di Saint-Lauren”, tra le più belle chiese della città sulla collina di Sainte Geneviève a due passi dal “Pantheon”: All’ interno di questo edificio, risalente al VI secolo e poi restaurato in un bellissimo stile gotico nel XV secolo, si trova una splendida marmorea tribuna pensile di un candore luminosissimo opera di Biart Padre. Parigi è la città dall’eleganza sofisticata, evidente nelle sue piazze, nei suoi caratteristici quartieri come “Montmartre” con la chiesa del “Sacro Cuore”, e nei grandi monumenti simbolo, dalla “Tour Eiffel”, illuminata magicamente di sera, all'”Arc de Triomphe” che domina imperioso gli “Champs-Élysées”. Parigi è l'”Île de la Cité” con la “Conciergerie” cioè l’antica celebre prigione, ma sopratutto con l’incantevole “Notre-Dame”, la cattedrale di Parigi dal prorompente stile gotico che ha ispirato il celebre scrittore Victor Hugo nella realizzazione del romanzo “Notre-Dame de Paris“.
Il 15 marzo viene celebrata santa Luisa de Marillac, la santa protettrice di tutti coloro che agiscono nell’ambito delle opere sociali. Santa Luisa nacque a Parigi nel lontano 1591, dalla nobile famiglia dell’Alvernia, i Marillac. La bambina sin in tenera età fu mandata a Poissy nel convento delle domenicane per studiare avvolta da un’ atmosfera assai mistica che segnò subito indelebilmente il suo animo, per poi essere da qui ritirata per un più accessibile insegnamento nelle arti domestiche. A soli 11 anni santa Luisa, già orfana di madre, perse il padre e poche furono le cure che ricevette dalla matrigna e dai suoi parenti. La giovane cercò di seguire la vocazione che piano piano si faceva strada nel suo animo ma, per la sua salute cagionevole, non riuscì a diventare suora cappuccina. Così a 22 anni accettò il matrimonio combinato per lei e sposò il brav’uomo Antonio le Gras, dal quale subite ebbe un figlio.
Il matrimonio consentì alla pia Luisa, che cominciò indefessa ad occuparsi dei più bisognosi, di frequentare ambienti legati alla chiesa e alla corte della mistica Madame Acarie. Ciò accrebbe la sua vocazione, e questo portò santa Luisa a vivere di rimpianti per non essere riuscita a diventare suora e a soffrire enormemente, fino al 1623 quando Dio fece nascere in lei la speranza, portandola ad attendere e ad affrontare la vita con umiltà, con fede e con la pace nel cuore: fu con questo spirito che assistette il marito malato con amorevolezza fino alla morte dello stesso avvenuta nel 1626. Da questo momento santa Luisa si sentì libera di seguire Dio e la sua vocazione, e l’incontro con San Vincenzo de Paoli fu risolutivo in tal senso: egli la guidò spiritualmente fino a quando Luisa capì il suo destino, cioè essere la “madre dei poveri“. Insieme fino alla morte in nome di Dio fondarono la “Congregazione delle Figlie della Carità“, le cui suore grige dovevano avere il malato come loro padrone, e vagare per le strade e le case in aiuto dei più poveri, dei più bisognosi, dei senzatetto, degli orfani e dei disperati che avevano perso la fede e che grazie a queste opere la ritrovarono: concetti rivoluzionari a quei tempi per le suore, solitamente rinchiuse tra le mura dei monasteri. Nel 1660 Luisa si ammalò gravemente e alle sorelle che la circondavano disse che bisognava soffrire prima di spirare e le invitò a vivere “da buone cristiane“. Luisa morì il 15 marzo del 1660 e da allora riposa nella sua Parigi, nella cappella della “Église Saint-Laurent”.
Il 15 marzo sono festeggiati anche i santi Leocrizia di Cordova, Zaccaria, Clemente Maria Hofbauer, Sisebuto ed Eusebio II, e i beati Azatti, Pio Conde Conde, Arnaldo, Pietro Pasquale, Monaldo da Ancona e Antonio Cantoni da Milano e Francesco da Petriolo, Ludovico de La Pena, Guglielmo Hart e Giovanni Balicki.