Dopo che è stata inviata una nuova rogatoria sull’omicidio di Giulio Regeni dalla Procura di Roma all’Egitto, Daniela Santanchè, di Forza Italia, sottolinea in una nota che quelle delle autorità egiziane sono “inaccettabili reticenze”. Scrive infatti Santanchè che “è inaccettabile che sul caso Regeni gli apparati di sicurezza del Cairo e le autorità egiziane continuino nella loro reticenza e omertà. Mentre la procura di Roma cerca affannosamente di far luce su questa terribile vicenda, mi chiedo dove siano finiti il governo e la maggioranza di centrosinistra che lo sostiene”. Giulio Regeni, il 28enne ricercatore di origine friulana, scomparve al Cairo il 25 gennaio del 2016 e fu poi trovato morto il 3 febbraio successivo lungo la strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria. La nuova rogatoria è stata inviata dall’Italia all’Egitto nell’ambito delle indagini sulle torture e sull’omicidio del ragazzo: il caso di Giulio Regeni, dopo oltre un anno, resta ancora irrisolto.
La Procura di Roma ha inviato una nuova rogatoria a quella egiziana in merito alle indagini sul sequestro e sull’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano trovato morto il 3 febbraio 2016. La rogatoria, stando alle fonti giudiziarie citate da La Repubblica, riguarda in particolare la consegna dei verbali di cinque poliziotti, di cui tre appartenenti alla National secuirty e al Dipartimento investigazioni municipali, che hanno effettuato gli accertamenti su Giulio Regeni dopo la denuncia di Said Abdallah, il capo degli ambulanti che lo aveva venduto come spia straniera. L’ipotesi per la Procura di Roma è che gli ufficiali degli apparati di sicurezza egiziani che hanno tenuto sotto controllo il ricercatore dall’8 dicembre 2015 al 22 gennaio 2016 siano stati reticenti e non abbiano riferito fatti conformi al vero. La risposta positiva alle sollecitazioni del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e del pm Sergio Colaiocco potrebbero arrivare da parte della Procura Generale del Cairo entro le festività di Pasqua. La Procura capitolina in una nota ufficiale ha rivelato che in mattinata c’è stato un colloquio telefonico tra i due uffici, «nell’ambito del quale il procuratore di Roma ha rappresentato sinteticamente quanto contenuto nella rogatoria mentre il procuratore generale Ahmed Nabil Sadek si è impegnato a dar corso in maniera esauriente alle attività richieste nel più breve tempo possibile». Nelle ultime settimane comunque i magistrati italiani hanno fatto diversi passi avanti nelle indagini. Innanzitutto Giulio Regeni sarebbe finito nel mirino della National security egiziana per almeno due mesi prima il rapimento, le torture e l’uccisione. Inoltre, i tabulati telefonici hanno evidenziato un collegamento tra gli agenti che tennero sotto controllo il ricercatore e gli ufficiali dei servizi segreti egiziani coinvolti nella sparatoria con la presunta banda di criminali uccisi il 24 marzo 2016, a cui hanno provato ad attribuire l’omicidio di Giulio Regeni. Infine, il ricercatore sarebbe stato torturato in un ambiente sicuro, di un apparato pubblico, perché garantiva la gestione del sequestro lontano da occhi indiscreti.