Tra meno di un mese si svolgerà la nuova udienza del processo sul delitto di Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso mentre si trovava a Ladispoli, nella villetta dei Ciontoli. A sostenere i genitori della giovane vittima, oltre ai numerosi italiani è chiaramente il loro legale, l’avvocato Celestino Gnazi. Quest’ultimo di recente è stato intervistato dal sito Baraondanews, al quale ha fornito un suo commento su Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco Vannini nonché colui che avrebbe esploso il colpo poi rivelatosi mortale. “Non sono meravigliato che Antonio Ciontoli deponga davanti alla corte”, ha asserito l’avvocato Gnazi, in riferimento alla volontà del capofamiglia Ciontoli di rendere alcune dichiarazioni spontanee. “E’ semplicemente un segnale che vuole assumere fino in fondo l’atteggiamento che ha avuto fino ad ora, ovvero quello del capobranco”, ha aggiunto il legale della famiglia di Marco Vannini. L’intento del legale è naturalmente quello di procedere ed andare fino in fondo al fine di rendere giustizia ai genitori ed ai parenti del 20enne ucciso, definiti “persone esemplari, persone modello”. Il caso sarà affrontato nella prima serata di oggi dalla trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4.
Il caso di Marco Vannini sarà affrontato questa sera nel corso della trasmissione Quarto Grado, in vista di un approfondimento che fa seguito all’ultima udienza di lunedì scorso. Nel processo sul delitto del 20enne di Cerveteri, sono imputati tutti i membri della famiglia Ciontoli, a casa della quale Marco è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco che si è poi rivelato letale. Sul banco degli imputati anche Viola Giorgini, fidanzata del fratello di Martina Ciontoli, l’allora ragazza della vittima. Lo scorso lunedì è andata in scena una udienza particolarmente importante nella quale a prendere la parola sono stati i consulenti della procura che hanno asserito che il giovane si sarebbe potuto salvare. Come riferisce il portale TerzoBinario.it, il dottor Gaudio, consulente del pm, intervenuto in aula ha portato all’attenzione del giudice uno studio secondo il quale nel 100% dei casi oggetto di analisi e riguardanti persone giunte in ospedale con segni vitali simili a quelli di Marco Vannini, alla fine sono sopravvissute. Ad uccidere il bagnino 20enne, dunque, sarebbe stato il ritardo nella richiesta dei soccorsi da parte dei Ciontoli. Importante anche la testimonianza del medico legale Luigi Cipolloni, secondo consulente della procura, che ha confermato come Marco si sarebbe potuto salvare se fosse stato soccorso dopo essere stato colpito dal proiettile esploso dall’arma di Antonio Ciontoli. Secondo il pm Alessandra D’Amore, dunque, tutti gli imputati a processo per la morte del giovane, “in concorso tra loro hanno ritardato i soccorsi fornendo informazioni scarse e contrastanti” su quanto accaduto e provocando in tal modo il decesso del 20enne. Al termine dell’udienza chiave, al medesimo portale online che ha seguito con estrema partecipazione il passato appuntamento in aula, i legali della famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini, gli avvocati Pietro Messina e Andrea Miroli, sono intervenuti con una lettera ed avrebbero chiarito la loro posizione in merito al punto cruciale discusso in udienza. A loro detta, infatti, alla luce anche delle consulenze dei Professori Giulio Sacchetti e Francesco Ruggiero, sulla possibilità` di salvezza della vittima, quest’ultima si sarebbe potuta salvare solo “nell’eventualità` che questi fosse arrivato sul tavolo operatorio entro 30 minuti dallo sparo”. Una eventualità che in ogni modo non sarebbe stata possibile anche se Antonio Ciontoli si fosse deciso a raccontare prontamente la verità. A loro detta, inoltre, anche in tal caso un intervento salvifico non sarebbe potuto avvenire a prescindere in meno di un’ora e mezza. Troppo tardi, dunque, per permettere a Marco Vannini di sopravvivere.