Al termine della processione penitenziale che ha percorso la strada dalla chiesa di S.Anselmo all’Aventino verso la Chiesa di Santa Sabina , Papa Francesco ha pronunciato la sua omelia. È un richiamo alla misericordia quello che ancora una volta viene lanciato dal Pontefice. Quaresima è un momento da vivere in vista della vittoria della misericordia su tutto ciò che allontana l’uomo dalla sua dignità di essere Figlio di Dio. Tempo di Grazia – riflette il Papa – ma soprattutto di impegno per liberare l’uomo da tutto ciò che lo riduce in schiavitù e condurlo dunque alla vita e alla gioia. I richiami che Bergoglio propone sono ormai parte di un pensiero più volte espresso e che ha caratterizzato questo Pontificato fin dall’inizio. Misericordia che nel giorno delle ceneri riporta l’uomo alla sua condizione d’origine e di fine: la polvere della terra su cui però si è posata, ad innalzarne la sua condizione, il soffio di Dio. Soffio salvifico che mette al riparo da altre tentazioni: l’egoismo, le ambizioni e l’indifferenza che pervadono i nostri giorni. Soffio salvifico che solleva l’uomo dal fango spirituale in cui è immerso. Un Papa insomma, restìo alle mediazioni quando si tratta di appellarsi alla coscienza del nostro tempo. In una fase – secondo Bergoglio – di anestesia delle menti in cui si afferma una pericolosa tendenza a normalizzare ciò che non va. Quasi “soffocati” da una cappa di tristezza e rassegnazione.
Parole che pesano quelle del Santo Padre, in particolare quando denunciano il vuoto delle parole che pervade il dibattito pubblico. Più propenso alla critica banale piuttosto che ad un’analisi complessa capace di raccogliere la profondità delle vicende umane. Soprattutto sulla condizione di povertà che colpisce sempre più persone nel mondo. Quaresima dunque come tempo “per dire no”. Alla retorica pubblica ma anche a quelle di preghiere che restano prive di senso se non sono seguite da gesti concreti. No – ammonisce il Papa – a gesti compiuti solo per tranquillizzare la coscienza e mettere a tacere i sensi di colpa di una collettività che è sempre meno tale e sempre più individualista. Che ha ridotto la fede ad un’esperienza da marginalizzare ed escludere. Mai dimenticare – richiama il Papa – a cosa sarebbe l’uomo senza la misericordia di Dio che “non si stanca mai” di avere pietà e dare perdono. Quel Dio, che scende in mezzo agli uomini attraverso i tanti gesti silenziosi compiuti ogni giorno da chi fa della misericordia e della carità ragione concreta della sua vita. Quaresima “è memoria” di tutto questo e del soccorso ricevuto spesso e grazie al quale poter ricominciare. Quaresima è infine – nelle parole di Papa Francesco – una boccata di ossigeno nelle vite degli uomini, per tornare a respirare e aprire i propri cuori al “soffio” di Dio. L’unico capace di ridare vita all’uomo e di sollevarlo dalla sua condizione di polvere. Non basta – ricorda il Pontefice – allontanare e denunciare il male: occorre aprire al bene e farlo entrare nella vita di ciascuno. Solo così – sembra suggerire il Papa – l’uomo potrà liberarsi da tutto ciò che lo getta nell’isolamento e nella solitudine.