Il pm antimafia di Napoli, Catello Maresca, ha chiesto scusa a don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, mettendo così fine ad uno degli scontri più duri degli ultimi anni tra protagonisti della lotta alla mafia. A tredici mesi di distanza dalle accuse contro le attività intraprese da Libera, il magistrato fa retromarcia. Il pm che ha arrestato Michele Zagaria, il super boss del clan dei Casalesi, dopo una lunga latitanza si è detto dispiaciuto per la polemica scoppiata con una pubblica lettera di conciliazione. L’intervista rilasciata a Panorama nel gennaio 2016 presentava un titolo choc: «A volte l’antimafia sembra mafia. A iniziare da Libera, che non è più un esempio ma un pericolo». Tra le accuse mosse a don Ciotti quella di aver trasformato Libera in un’organizzazione criminale. Furente fu la reazione: «Questo signore lo denunciamo domani mattina. Il fango fa il gioco dei mafiosi». Le accuse apparvero a don Ciotti come una semplificazione per demolire con la menzogna il percorso di Libera. Ora il mea culpa: il pm Maresca nella sua lettera di scuse ricorda che «i nostri nemici sono altri e noi tutti li conosciamo bene e li sappiamo individuare, perché li combattiamo tutti i giorni» e si dice dispiaciuto «per lo spiacevole equivoco», spiegando che le «dichiarazioni non erano affatto riferite a Libera», che altre erano «frutto della libera interpretazione del giornalista di un concetto più articolato» e di aver smentito a Il Mattino.
Soddisfatto don Luigi Ciotti per la lettera di scuse scritta dal pm Catello Maresca. Intervenuto a nome dei volontari e dei cittadini che sostengono direttamente o meno le battaglie di Libera, ha giudicato importante il gesto, ricordando che quell’intervista era stata motivo di sofferenza «non solo per i giudizi ingiusti e non veri che conteneva», ma anche «perché quei giudizi sono stati in seguito ripresi, amplificati, strumentalizzati da chi mira a screditare il nostro nome e la nostra storia». Per don Luigi Ciotti questo gesto fa onore al pm Catello Maresca, il cui grido di allarme sul pericolo di infiltrazione e strumentalizzazione per le associazioni che lottano contro le mafie è condiviso, «essendo stati tra i primi (se non i primi in assoluto, all’inizio del 2014) a denunciare certa antimafia di facciata, che strumentalizza l’impegno di tante realtà e persone oneste per coprire interessi, intrallazzi e giochi di potere». Del resto, le mafie oggi «sono diventate più insidiose e camaleontiche».