È stato emesso quest’oggi l’ordine di arresto per Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, all’interno delle indagini per riciclaggio che vedono coinvolti i membri della sua famiglia con Francesco Corallo, “il re delle slot” detenuto da dicembre. Il problema è che l’oridnanza di custodia cautelare emessa contro Tulliani non è andata a buon fine perché il fratello di Elisabetta è irreperibile da tempo. Tulliani vive a Dubai da anni ormai ma l’ordinanza scattata non ha avuto comunque esito, visto che per la magistratura Giancarlo Tulliani resta irreperibile; dopo l’arresto di Corallo a dicembre, lo scorso 14 febbraio la Guardia di Finanza aveva eseguito un arresto preventivo dei beni pari a 5 milioni di euro nei confronti della famiglia Tulliani, tutti accusati (come del resto lo stesso Fini) per riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio a partire dall’anno 2008. Corallo era inserito – e l’accusa ritiene che lo fosse anche Tulliani – in una associazione criminosa internazionale che riciclava i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco online e sulle SLOT, e per questo motivo Corallo è già stato arrestato considerato l’elemento principe di questa presunta organizzazione.



Gianfranco Tulliani è accusato di riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti illeciti della famiglia Francesco Corallo, considerato il “re delle slot” arrestato a metà dicembre perché ritenuto capo e membro di una associazione a delinquere di carattere transnazionale. Tra questi, uno dei filoni prevedeva il finanziamento illecito della “famosa” casa di Montecarlo per la quale è rimasto coinvolto anche la sorella Elisabetta e il compagno Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale. Corallo, assieme a Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani è accusato di avere traffici di riciclaggio sparsi tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia e all’interno di queste indagini che portano ad accuse pesanti di peculato, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte avrebbe portato un profitto illecito che lo stesso Corallo, secondo i pm, avrebbe impiegato poi in attività economiche e finanziarie (come acquisizioni immobiliari sulla falsa riga della casa di Montecarlo) di tutta la famiglia Tulliani. 

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