Ancora pochi mesi e potrebbe finalmente partire il nuovo processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio e già condannato alla pena dell’ergastolo. Nei giorni scorsi, rivela StampToscana.it, uno dei legali che formano la difesa del muratore in carcere, l’avvocato Claudio Salvagni, di passaggio a Prato ha chiesto alla stampa di non alimentare un processo mediatico che non dia scampo al suo assistito: “La condanna nei suoi confronti è già stata emessa anche se il procedimento a suo carico è di quelli esclusivamente indiziari”, ha commentato. L’attesa è sicuramente per la nuova richiesta di perizia sul Dna che verrà avanzata dalla difesa del presunto assassino di Yara ai giudice bresciani. “Ora attendiamo che venga fissato il processo d’Appello, sperando che possa essere concessa la perizia sul Dna, perché credo che sia un principio di civiltà giuridica”, aveva detto in merito lo stesso Salvagni. A sua detta, il vero asso nella manica sarebbe proprio la perizia, al punto da dichiarare con assoluta certezza di poter contare su una assoluzione del proprio assistito. Con l’Appello, dunque, la difesa di Bossetti spera che non si ripeti quanto già accaduto in primo grado: “Credo che, soprattutto in Cassazione, non possa passare il principio giuridico stigmatizzato in primo grado, dove il Dna, per di più con tutte le sue criticità di specie, rappresenta un timbro di colpevolezza assoluto”, ha chiosato l’avvocato.
Dallo scorso 12 marzo su Sky è andata in onda la prima puntata dello speciale della Bbc sul caso Yara Gambirasio e dal titolo “Ignoto 1 – Yara, DNA di un’indagine”. Si tratta della più importante inchiesta sul Dna mai realizzata prima in Italia e che partendo dal Dna di Ignoto 1 si arrivò all’identificazione ed all’arresto di Massimo Bossetti. In merito alla traccia mista di Dna che procura e Ris avevano a disposizione per poter risalire all’assassino della 13enne. La “firma del killer” fu fatta analizzare sia da alcuni laboratori italiani che esteri e, stando a quanto emerso dalle parole della pm Ruggeri, anche un laboratorio statunitense eseguì i suoi accertamenti giungendo ad individuare un dettaglio di Ignoto 1 che poi, solo in futuro, con l’arresto di Massimo Bossetti, trovò piena conferma. Il proprietario di quel Dna, chiamato appunto Ignoto 1, secondo gli esperti americani quasi certamente aveva gli occhi chiari. Celesti o verdi: una possibilità, questa, definita valida per oltre il 94%. La Procura era ancora in quella fase delle indagini nella quale brancolava nel buio ma aveva in mano due elementi utili: il colore chiaro degli occhi ed il legame all’ambiente edile. Dopo la strepitosa analisi di 23mila profili genetici alla fine si giunse a Ester Arzuffi, Giuseppe Guerinoni e Massimo Bossetti.
Massimo Bossetti, all’ergastolo dal primo luglio scorso per il delitto di Yara Gambirasio, si prepara in vista del processo d’Appello convinto, questa volta, di riuscire a dimostrare una volta per tutte la sua innocenza. Se il primo grado si è incentrato quasi interamente sulla prova regina del Dna, l’intento della difesa del muratore di Mapello è ora quello di convincere i giudici di Brescia ad accogliere la sua richiesta relativa ad una super perizia sulla traccia di Dna. Si tratta del profilo genetico trovato sugli indumenti, anche intimi, di Yara Gambirasio e che rappresenta la prova saliente che ha portato al suo arresto e successivamente alla sua condanna. Dopo il primo momento di crisi in seguito all’ergastolo dopo il lungo processo di primo grado, l’uomo è tornato ad essere combattivo, come evidenziato da Libero. La sua vita nel carcere di Bergamo, infatti, procede tra l’attività di muratore anche nel penitenziario e la sua condotta modello all’insegna del rispetto delle regole e senza alcuno scontro con gli altri detenuti. Il suo solo obiettivo nonché pensiero fisso, dunque, resta solo l’Appello, in vista del quale la sua difesa sta pensando ad una serie di strategie da mettere in atto e che avrebbero a che fare con una serie di piste alternative che potrebbero interessare anche la fantomatica figura del “terzo gemello” di Massimo Bossetti, ovvero il reale assassino di Yara Gambirasio.
Con l’inizio della primavera dovrebbe giungere anche la data di partenza del nuovo processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Yara Gambirasio. Il processo si terrà di fronte alla Corte d’Appello di Brescia, al cospetto della quale la difesa del muratore di Mapello farà di tutto per ribaltare l’esito di una condanna che ha spaccato in due l’opinione pubblica. Nel frattempo, sono numerose le clamorose ipotesi emerse e destinate a fare molto discutere: dalla presunta inseminazione artificiale avvenuta ad insaputa di Ester Arzuffi e dalla quale sarebbe nato Massimo Bossetti, fino al presunto “terzo gemello”. Rispetto a questa teoria, il settimanale di cronaca nera, Giallo, ha riportato le parole di Ezio Denti, consulente del team difensivo del presunto assassino di Yara Gambirasio, rese nel corso di una trasmissione tv e che lascerebbero intendere quale sarà l’asso nella manica in vista dell’Appello e che potrebbe scagionare definitivamente Massimo Bossetti. A detta di Denti, tutto sarebbe partito da un racconto della sorella gemella dell’imputato secondo la quale nella sua classe, alle medie, vi era un ragazzo identico a Massimo e nato il suo stesso giorno, al punto da essere chiamato scherzosamente “il terzo gemello”. Denti si sarebbe incuriosito ed avrebbe fatto alcune indagini sul soggetto in questione: “Ho riletto nelle carte quel che disse di aver fatto la sera della scomparsa di Yara e ho scoperto che la sua versione presenta forti incongruenze”. L’uomo in questione, che Ezio Denti si è limitato a chiamare “signor G.” rappresenta l’ultimo sospetto della difesa di Massimo Bossetti. Il settimanale diretto da Andrea Biavardi, scovando nelle carte dell’inchiesta, sarebbe giunto all’asso nella manica della difesa. Si chiama Gianni ed è un vicino di casa della famiglia di Yara Gambirasio. Ai tempi della scomparsa della 13enne di Brembate, tutta la sua famiglia – compresi i due figli che all’epoca avevano 14 e 20 anni – fu interrogata. L’uomo finito nel mirino della difesa di Massimo Bossetti avrebbe un alibi di ferro, confermato da amici e parenti. Ma cosa non convincerebbe, dunque, la difesa dell’uomo condannato in primo grado all’ergastolo, al punto da parlare di “gravi incongruenze”? Nella sua ospitata tv, Ezio Denti aveva posato l’accento su un pick-up Nissan, a sua detta appartenente al “signor G.”, davanti alla casa di un vicino la sera della scomparsa di Yara Gambirasio. La vettura fu ripresa anche dalle telecamere della zona, ma come spiega Giallo, non sarebbe affatto di Gianni bensì del fratello Giuseppe. A chi dei due fratelli farebbe riferimento Denti, parlando del misterioso uomo che potrebbe scagionare Massimo Bossetti? In entrambi i casi, come fa sapere il settimanale specializzato in cronaca nera, le incongruenze paventate non esisterebbero e gli eventuali dubbi sarebbero stati tutti sistematicamente spazzati via. “Abbiamo sempre aiutato gli inquirenti, siamo stati ascoltati, ci hanno preso il Dna. Dicano quello che vogliono, ma noi non c’entriamo niente e i carabinieri lo hanno già stabilito”, hanno commentato i familiari di Gianni, il quale non avrebbe nulla a che fare con questa brutta vicenda.