Che fine ha fatto “Mamma domani”, il bonus da 800 euro per le neomamme, atteso a partire dall’inizio di quest’anno? La stessa fine dei voucher o buoni lavoro, probabilmente. Se nel secondo caso siamo di fronte a una misura cancellata dall’oggi al domani, a seguito di una decisione puramente tattica e sull’onda di un’emergenza percepita, nel primo caso il problema è uguale e contrario: una misura attesa, che rischia di rimanere un annuncio di stampo tattico ed emergenziale. Del provvedimento a sostegno della maternità a prescindere dalle limitazioni di reddito, annunciato dal ministro Costa nell’ambito dell’ultima legge di bilancio, non c’è ancora traccia reale, come racconta il quotidiano Repubblica: l’Inps avrebbe dovuto erogare la prestazione e definire le modalità operative, ma la piattaforma non è ancora stata attivata, stando a quello che dichiara l’istituto di previdenza, perché il ministero non ha ancora definito i criteri di assegnazione.
Per l’ennesima volta, dunque, il welfare nazionale si arena di fronte a difficoltà operative, forse marginali; per l’ennesima volta ci si affida a una politica umorale, magari ricca di idee ma deficitaria nella capacità di svilupparle coerentemente e di difenderle coraggiosamente; per l’ennesima volta la semplicità e la comodità degli strumenti di sostegno restano un miraggio, rimpiazzate da procedure, da lungaggini, da attese, che culminano infine in rinuncia, in abdicazione, in illegalità, a tutto discapito del mercato del lavoro. Quello paralizzato dalla farraginosità dei contratti nazionali, inadatti alle piccole prestazioni occasionali, dai quali il nero appare oggi come l’unica via di fuga; così come quello dal quale escono le neomamme, per le quali è più che benvenuto un sostegno alle spese di accudimento che potrebbero consentire loro di restare produttive.
Ha fatto di recente notizia il tasso di natalità della provincia di Bolzano (1,78 figli per donna), che se esteso all’intero paese — scrive il Corriere riportando un rapporto Istat — ci farebbe ascendere alle vette europee. Non a caso, le mamme trentine ricevono bonus e sussidi per i figli sin dalla loro nascita, grazie agli assegni regionali e a quelli della locale Agenzia per la famiglia. Ma non si tratta solo di soldi: a Bolzano è attiva una vera e propria rete di soluzioni (abitative, di cura, di reinserimento) per venire incontro alle esigenze delle famiglie e delle mamme in particolare. Oltre all’aumento della popolazione (+1,4%), l’insieme degli strumenti di supporto produce così un tasso di disoccupazione che raggiunge appena il 3,7%. Stanziare fondi, specialmente se una tantum, e senza poi dare seguito ai proclami, non può bastare: quello che occorre è più ampio e più impegnativo, è una strategia di welfare da sviluppare con coerenza, da seguire operativamente fino all’implementazione, e da difendere in tutte le sedi.