Scritte offensive e minacce in stile mafioso contro don Luigi Ciotti sono comparse sui muri di Locri: “Don Ciotti sbirro“, “Più lavoro meno sbirri” e “Siete tutti sbirri” sono i messaggi scritti sui muri della città calabrese all’indomani della visita del presidente Mattarella in occasione dell’evento organizzato dall’associazione Libera in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nient’affatto scomposta la reazione di don Ciotti, che ha risposto nel suo stile, con schiettezza: «Questi vili messaggi, vili perché anonimi, sono comunque un segno che l’impegno concreto dà fastidio». Un messaggio di speranza quello di don Ciotti, secondo cui l’antidoto alle mafie è il lavoro: «Siamo i primi, da sempre, a dire che è necessario. Ma che sia un lavoro onesto, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali. Gli “sbirri”, che sono persone al servizio di noi tutti, sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante».
Sono tantissimi i messaggi di solidarietà e vicinanza per don Luigi Ciotti dopo le scritte offensive e le minacce comparse sui muri di Locri. Viviana Beccalossi, assessore della Regione Lombardia, ha rivolto il suo pensiero anche all’associazione Libera e agli uomini delle Forze dell’ordine. «Si tratta di frasi gravissime e preoccupanti, ma anche vigliacche perché scritte da chi non ha il coraggio di metterci la faccia», ha dichiarato l’esponente di Fratelli d’Italia. La presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, si è unita al coro: «Voglio esprimere la mia affettuosa solidarietà a don Luigi Ciotti: le ignobili minacce che ha ricevuto dicono che non c’è nessun rischio di ritualità nelle migliaia di iniziative che oggi, grazie a Libera e tante altre associazioni, si svolgono in tutto il Paese». Lo stesso ha fatto il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Piena solidarietà da parte di tutta Italia a Libera, a don Ciotti e a questo movimento per la legalità».
In occasione della 22esima Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, don Luigi Ciotti ha espresso la sua speranza di una società più giusta e umana: «Ogni persona è chiamata a contribuire per il bene comune che è premessa di quello individuale», ha dichiarato il fondatore di Libera nel suo intervento. Secondo il sacerdote, ogni individuo non deve delegare il bene comune ad altri, ma pensare a costruirlo in prima persona: «Lavoro, scuola, percorsi educativi, servizi sociali restano il primo antidoto alla peste mafiosa». Don Ciotti ha rivolto anche un messaggio ai sindaci, che devono lavorare per una città educativa: «Le mafie non uccidono solo con la violenza, vittime sono anche i morti vivi, le persone a cui le mafie tolgono la speranza e la dignità. E penso alle tante vittime di usura». Per don Luigi Ciotti i morti vivi sono coloro che si rassegnano all’agonia etica ed esistenziale.