Uno dei tanti misteri riguardanti il giallo di Seriate è quello relativo ai guanti in lattice trovati a poche centinaia di metri dalla villetta in cui la notte tra il 26 e il 27 agosto 2016 venne sgozzata Gianna Del Gaudio. Come emerso dagli esami del Ris di Parma e riportato da Il Giorno, infatti, sui guanti – rinvenuti insieme al cutter considerato “astrattamente compatibile” con la ferita alla gola della professoressa – sarebbe stata rinvenuta una traccia genetica non riconducibile a quella di Antonio Tizzani, marito e unico indagato per l’omicidio di Gianna Del Gaudio. A chi appartiene questo Dna? Se lo chiedono in primis gli inquirenti, dal momento che nessuno dei tamponi salivari raccolti tra i due figli Paolo e Mario, nonché parenti, vicini di casa, amici, negozianti della zona, sembra coincidere con quello rinvenuto dalla Scientifica. Un caso evidentemente molto strano, soprattutto se è vero che il cutter ritrovato nella stessa busta di plastica presenta, a detta degli inquirenti, il profilo genetico di Antonio Tizzani.



Dopo che i Ris di Parma hanno depositato la relazione sulle analisi effettuate sulla scena del delitto di Gianna Del Gaudio, la professoressa sgozzata a Seriate la notte a cavallo tra il 26 e il 27 agosto, tanto il pm Laura Cocucci quanto l’avvocato difensore del marito, e unico indagato, Antonio Tizzani, hanno potuto prendere visione delle risultanze degli esami firmati dalla Scientifica. Più che l’assenza di tracce di elementi estranei all’ambito familiare nella villetta di Seriate in cui si è consumato l’omicidio della povera Gianna Del Gaudio, uno dei punti cruciali del probabile confronto tra inquirenti e difesa di Antonio Tizzani sembra essere quello inerente alla lama ritrovata a circa 400 metri dal delitto. Detto che il cutter è stato considerato “astrattamente compatibile” alla ferita inferta alla gola di Gianna, come riportato da L’Eco di Bergamo, il consulente della difesa, il genetista Giorgio Portera, ha già fatto sapere che il profilo della traccia genetica riscontrata sul taglierino “è parziale” e presenta “difficoltà interpretative”. Una versione che contrasta con quella degli inquirenti, che la considerano invece riconducibile al marito della vittima.



A quasi sette mesi dal delitto di Gianna Del Gaudio, ex professoressa 63enne in pensione sgozzata nella sua villetta di Seriate la notte tra il 26 ed il 27 agosto scorso, il suo assassino è ancora a piede libero. Per il delitto della donna gli inquirenti hanno iscritto nel registro degli indagati un solo nome, quello del marito 68enne Antonio Tizzani e che si dichiara l’unico testimone del fantomatico “uomo incappucciato” datosi alla fuga dopo aver ucciso la moglie Gianna. Esiste davvero il misterioso soggetto coperto da un cappuccio e che avrebbe fatto irruzione nella villetta, uccidendo Gianna Del Gaudio, forse sciacquandosi le mani dal sangue e frugando nella borsa della vittima, prima di darsi alla fuga, colto in flagrante da Antonio Tizzani? L’ex ferroviere indagato avrebbe addirittura fornito una descrizione dell’incappucciato, ma la sua versione non avrebbe trovato ad oggi alcun riscontro, né dalle testimonianze dei vicini, né dalle immagini delle telecamere della zona. La domanda sull’esistenza del soggetto che Antonio Tizzani avrebbe riconosciuto essere l’assassino di Gianna Del Gaudio, dunque, ha finora caratterizzato l’intero giallo di Seriate ma in seguito alle ultime novità cadrebbe ancora una volta la tesi sollevata dall’indagato. Stando a quanto reso noto nelle passate ore dal sito UrbanPost.it, infatti, non sarebbe stata evidenziata alcuna traccia di estranei all’interno della villetta trasformatasi nel luogo del terribile quanto misterioso omicidio. E’ quanto emerso dalla relazione dei Ris depositata in procura a Bergamo lo scorso 17 marzo e con la quale verrebbero messe ancora una volta in dubbio le parole dell’ex ferroviere. La relazione degli uomini dei Ris sull’assenza di tracce di estranei in casa della vittima, evidenzierebbe come non vi sia alcuna traccia dell’incappucciato né all’interno della villetta né all’esterno della villetta. Questi accertamenti saranno ora confrontati con quelli eseguiti dai carabinieri al fine di giungere presto alle prime risposte certe sul drammatico omicidio. Massimo riserbo anche sull’esito della traccia di Dna trovata sotto la lama del cutter, la presunta arma usata per sgozzare Gianna Del Gaudio. Secondo le indiscrezioni la traccia biologica apparterrebbe ad Antonio Tizzani, ma a tal proposito non sarebbe giunta alcuna conferma certa. Tracce del marito della vittima sul luogo del delitto sarebbero invece del tutto giustificate dall’assidua frequentazioni degli ambienti da parte del 68enne, ma l’assenza di tracce estranee non eliminerebbe automaticamente la possibilità di persone diverse dai familiari dell’ex professoressa. Se il suo è stato un omicidio premeditato, è anche possibile che l’assassino abbia indossato appositamente dei guanti al fine di non lasciare alcuna traccia di sé sulla scena del crimine.

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