Nasce nel IV secolo dopo cristo questo santo dalla vocazione mistica immediata, un vero contemplatore del Creato e della Chiesa durante le prime fasi del Cristianesimo nel quale il Nuovo testamento aveva ancora la forza della parola trasmessa, del messaggio quasi stupito nel riportare le vicende degli Apostoli, dei primi santi, dei discepoli del Cristo Redentore. Questa sua peculiarità lo porta sin dalle prime fasi del suo cammino trascendente a seguire la vocazione monastica, isolato in preghiera tra eremitismi voluti e contatti importanti, come nel rapporto con S. Antonio Abate, per san Serapione non solo un maestro, ma un mentore in età davvero adolescenziale, una guida importante durante il suo cammino nella comprensione dei misteri ecclesiastici. Si data attorno al 320-330 la sua scelta di vivere a stretto contatto con sant’Antonio Abate e durante quella vita in isolamento e comprensione, san Serapione si dedica alle letture dell’epoca, ai racconti orali cercando di capire meglio la fede e i suoi misteri. Per sant’Antonio Abate fu buon amico ed il santo a lui donò uno dei due mantelli di pecora che lo contraddistinguono nelle iconografie pittoriche.



Nei mosaici bizantini, o nelle pittoriche rappresentazioni medioevali o rinascimentali, la figura di san Serapione di Thmuis (città florida del Basso Egitto quindi intrisa di sincretismi culturali ellenistici e romani), viene raffigurato come Vescovo che regge il bastone pastorale ed i testi sacri. Proprio la caratteristica di essere un pioniere nella divulgazione della Fede, dopo il lungo periodo adolescenziale nel pieno regime monastico, decreta la sua investitura come vescovo della città natia, Thmuis, sebbene abbia sempre rimpianto la sua vocazione isolata nella contemplazione del Creato, nello studio dei testi d’allora, nella preghiera sincera. Rimangono pochissime tracce documentate del santo: sicuramente era tenuto in grande considerazione dal Patriarca d’Alessandria d’Egitto Atanasio: tutt’oggi sono conservate almeno cinque epistole di corrispondenza del Patriarca con Serapione, allora Vescovo, soprattutto sui difficili rapporti tra Atanasio e l’Imperatore Costantino I. Sia Atanasio che san Serapione non approvavano le violenze e le persecuzioni imperiali: nelle epistole si evince la volontà dei due santi di richiedere un regime di pace e prosperità tra i popoli e nell’Impero. In queste difficili fasi del primo cristianesimo, san Serapione fu sempre al fianco dei Atanasio, sino alla riconciliazione del Patriarca sia con la Chiesa che con l’Impero romano, condannando aspramente ariani e manichei.



Morì nei primi anni del 360 D.C., l’anno è ipotizzato nel 362. Rimane il ricordo di un santo devoto alla parola genuina dei testi, un Vescovo in grado di proteggere la sua Chiesa ma anche la testimonianza del grande valore della vita monastica allora ancora poco codificata, solamente votata all’intimità mistica. 

Nella liturgia europea san Serapione non ha feste particolari e rilevanti lui dedicate: non è patrono di nessuna borgata o città in particolare, rimane però il ricordo di un santo tipico dell’epoca bizantina, pioniere della fede e importante nelle testimonianze d’epoca di diverse lettere (di cui non abbiamo quasi più traccia), inviate a monaci nel sostenere la Fede durante quegli anni difficili di martirio e difficoltà. La sua figura andrebbe rivalutata ed espressa per tutti coloro che nel cammino di Fede necessitano di isolamento e preghiera, contemplazione e intimità con il Divino. 



San Serapione si festeggia, data fissata dal Martirologio Romano, il 21 marzo: nello stesso giorno si porge omaggio anche a martire, Sant’Agostino Zhao Rong, Santa Benedetta Cambiagio Frassinello, i Santi Filemone e Donnino di martiri di Roma, San Giacomo il Confessore, e tanti altri di cui molti hanno lo sesso comune denominatore, il martirio in epoca proto-cristiana, la testimonianza di una fede che vince il dolore.