Una ospitata certamente anomala per la trasmissione CartaBianca: Flavio Insinna, siamo infatti solitamente abitanti a vederlo giostrare tra pacchi, Affari Tuoi e varietà ma stavolta interviene in veste diversa, più seria anche se sempre con il suo marchio di allegra e bizzarra parlantina. Interviene sui temi complessi di crisi, povertà ed emarginazione e lo ha fatto proponendo la sua personalissima esperienza di volontario presso la mensa della Comunità di Sant’Egidio a Roma. «Dò una mano per come posso, fin a quando ero bambino quando assieme a mia madre siamo stati coinvolti nella rete di sostegno e solidarietà. Fare volontariato è una cosa bellissima: mi piacerebbe che questo Paese ritrovasse la necessità di aiutare». Secondo Insinna è la parola stessa “volontariato” a rendere l’idea di quanto possa ancora avvenire nel nostro Paese di straordinario: «mi piacerebbe che l’Italia ritrovi questo spirito e necessitò personale come respirare aria o bere l’acqua, sta nella parola stessa di “volontà” il segreto». Una volontà libera che secondo Insinna potrebbe davvero riportare il nostro Paese fuori da una crisi prima di tutto umana: stupisce sia Flavio Insinna a mostrarci questo messaggio educativo, ma siamo lieti che possa comunque avvenire da un volto noto della tv che ha molto seguito. «Il nostro problema è la solitudine, quello che vedo alla Comunità è sostanzialmente un problema di due tipi: solitudine e indifferenza e l’unica cura per questo male è l’amicizia. Venite tutti qui dentro, perché davvero ci possiamo stare tuti e chiamaci semplicemente amici», racconta ancora davanti alla conduttrice Bianca Berlinguer e agli ospiti Maurizio Landini e Debora Serracchiani.



Secondo Flavio Insinna l’attività di volontario presso la comunità di Sant’Egidio non è spiegabile solo con il concetto spesso ripetuto sul mondo vip, “lo possono fare loro che sono fortunati e possono permetterselo”. Insinna replica a modo, «è vero io posso fare questa attività perché ho avuto una vita straordinaria e fortunata, ma ripeto che tutti potrebbero davvero molto anche solo dedicando un’ora sola senza grande impegno. Un’ora del proprio tempo è una cosa prodigiosa, il Paese così potrebbe davvero ritrovarsi». Non è un sognatore Flavio Insinna ma è molto concreto nel suo eloquio di pochi minuti dove non recita “ricette buoniste” ma va alla radice del problema e della crisi; «i muri, le guerre, la povertà questi sono i veri problemi. Come diceva Don Milani, il mondo può dividersi in oppressori e oppressi e non dobbiamo dedicarsi a questi ultimi per poter rilanciare la nostra difficile situazione sociale quotidiana». Muoversi dal dolore ma anche dalla semplice “esigenza” personale di aiutare il prossimo: il prossimo perché uguale a me, perché bisognoso come me, perché povero come me. Quanto ricorda Inisnna non è qualcosa di banale ma è davvero l’essenza di una crisi che prima ancora che economica è profondamente e drammaticamente umana. E la speranza, come si vede, non solo è possibile ma esiste.

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