Anche i preti sono in via d’estinzione: questa figura religiosa è in crisi, visto che in novant’anni i seminaristi sono passati da 15mila a circa 2.700. In Vaticano non se ne parla: non lo fanno né papa Francesco né i vescovi. Quelli episcopati dovrebbero sollevare un tema su cui si gioca la vita delle loro chiese, ma per ora prevale l’indolenza, forse legata alla speranza che i preti vengano “salvati” dalla futura riforma. La Chiesa, dunque, sta ignorando il calo quantitativo dei preti: la curva è calante da ormai due secoli. Forse andrebbe rivista proprio la figura del prete, partendo dall’eucarestia e dalla comunità. Del resto negli ultimi tempi il ruolo del prete è stato ridimensionato: sono diventati, come riporta La Repubblica, «badanti di comunità abbandonate».



Ora, dunque, i preti sono esposti al peggio e nel presbiterato finiscono persone “irrisolte” o ancor peggio malate. Insomma, un ciclo si sta chiudendo? Eppure parliamo di una figura che ha influenzato cultura e politica, arte e psicologia. La crisi potrebbe essere legata agli scandali sulla pedofilia? Di sicuro hanno leso la sua immagine, ma anche la pigrizia della Chiesa nel discutere del celibato ecclesiastico ha avuto il suo peso. O forse siamo di fronte più semplicemente ad una crisi di vocazioni. Il prete comunque è “nato”nel 1563 con la conclusione del concilio di Trento. In futuro, invece, potrebbe addirittura “scomparire”?



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