Nelle motivazioni della sentenza di condanna di Antonio Logli, il giudice per le udienze preliminare, Elsa Iadaresta, come ribadisce Il Tirreno nell’edizione online avrebbe sottolineato anche quello che sarebbe stato l’elemento scatenante l’omicidio di Roberta Ragusa. A sua detta, sarebbe stata una telefonata avvenuta alle ore 00:18 del 14 gennaio 2012 tra il marito e la babysitter Sara Calzolaio. La telefonata durò appena 28 secondi e, secondo il gup, si sarebbe interrotta bruscamente, “quasi come se fosse intervenuto un elemento esterno”. L’elemento esterno era forse Roberta Ragusa? “Probabilmente la vittima dall’ascolto delle telefonate scoprì non solo l’esistenza di un’amante, ma anche la sua identità, oppur ebbe conferma di precedenti sospetti”, ha scritto il giudice nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi e che evidenziano nei dettagli cosa sarebbe accaduto alla donna di Gello di San Giuliano Terme. Roberta, infatti, sarebbe stata doppiamente tradita, non solo dal marito ma anche e soprattutto dall’amica e questo avrebbe portato ad una esplosione di rabbia poi culminata in lite, quindi in delitto, in casa oppure nel vialetto che sarebbe poi stato attentamente ripulito dall’imputato ora condannato in primo grado a 20 anni di carcere, ma di fatto libero, almeno fino all’Appello.

Il caso di Roberta Ragusa, la donna misteriosamente scomparsa da Gello di San Giuliano Terme nella notte a cavallo tra il 13 ed il 14 gennaio 2012, sarà centrale nel corso della nuova puntata di oggi della trasmissione Chi l’ha visto. Un appuntamento necessario, che giunge a distanza di poche ore dalla deposizione delle motivazioni della sentenza, con la quale lo scorso 21 dicembre Antonio Logli è stato condannato a 20 anni di reclusione. Per il gup Elsa Iadaresta, è proprio lui, marito della donna che ieri avrebbe compiuto i suoi primi 50 anni, l’autore del suo omicidio e della distruzione del cadavere. Il contenuto delle motivazioni della sentenza di condanna è caratterizzato da 134 pagine totali e giunge quasi allo scadere dei 90 giorni previsti. Al suo interno, il giudice ripercorre l’intera vicenda, evidenziando il carattere menzognero dell’imputato e la sua insensibilità. Già da subito fu evidenziata quella “resistenza” da parte di Logli a divulgare la foto della moglie scomparsa. Dopo l’inizio delle indagini l’uomo non permise di farsi trovare in casa con la sua auto quando giunsero i cani molecolari, né si rese collaborativo al momento della ricostruzione della lite con la moglie, conclusasi, secondo il gup, con il suo omicidio e la distruzione di cadavere. Il quotidiano Il Tirreno riporta altri aspetti trapelati dalle motivazioni della sentenza di condanna giunta al termine del processo lampo di primo grado che si è svolto con rito abbreviato. Al centro delle 134 pagine torna proprio l’aspetto legato alle numerose bugie del marito di Roberta Ragusa. Il suo comportamento emerso anche dalle numerose interviste televisive, ha avuto un effetto boomerang sul destino dell’elettricista della Geste. Alla luce di ciò, il giudice Iadaresta ha marchiato a fuoco Logli definendolo “un bugiardo”. “Ha reiteratamente e pervicacemente tentato di mistificare la realtà fornendo, in più occasioni, una versione degli accadimenti non corrispondente al vero e spesso smentita dagli esiti investigativi”, ha aggiunto il gup. Tante le bugie: dalla natura dei suoi graffi, alle ipotesi sull’allontanamento della moglie dovuto ad un momento di “scarsa lucidità” causato da un trauma subito dalla donna prima della sparizione. “Ha rimproverato Sara di non aver mai raccontato le bugie giuste”, ha aggiunto Iadaresta. Bugie che, nel caso di Antonio Logli, sarebbero comunque venute a galla. A rendere ancora più compromettente la posizione del presunto assassino di Roberta Ragusa, anche le mail cancellate e i telefoni gettati nei cassonetti, tutte azioni che hanno contribuito ad aumentare i sospetti attorno all’uomo. Dopo la sentenza durissima di primo grado, l’attesa ora è tutta per quella di Appello, che è attesa tra la fine dell’anno e l’inizio del 2018.