La giornata di oggi fino a qualche anno fa sembrava un miraggio assurdo: riapre a Gerusalemme il Santo Sepolcro dopo i lavori e i restauri che nell’ultimo anno hanno rimesso a nuovo l’edicola presente, il tutto per anni impedito da continui scontri interconfessionali sulle tre aree di influenza e reggenza della tomba di Gesù Cristo in Israele. E invece finalmente dopo il 1947 si potrà tornare a vedere un lavoro concluso e non più dominato dagli scontri che tutto hanno a che fare meno che con la religione; l’antico edificio all’interno della Basilica era ridotto infatti in pessime condizioni e la mancanza di comunicazione e decisione tra l’area ortodossa, quella armena e quella francescana rischiava di far intervenire agenti distruttivi potenzialmente irreparabili sulla struttura antica più di 2mila anni. La passione per quei luoghi e la cura per la culla della cristianità alla fine hanno fatto propendere per l’accordo tra le parti e un anno fa sono partiti i lavori di un team tecnico della Università di Atene: hanno lavorato sulle pietre dell’edicola, rovinate da anni, e sono state fatte anche alcune scoperte molto interessanti. «Un lastrone di pietra in marmo rosa bianco sopra il sepolcro vero e proprio che il team di ricercatori ha datato al periodo Crociato e, sotto questo, uno più vecchio in marmo grigio risalente al periodo di Costantino che ordinò la costruzione della Basilica», riporta il focus di Agenzia Sir. Spese ingenti coperte dal Vaticano ma anche dal re di Giordania Abdallah e il presidente palestinese Abu Mazen, oltre ovviamente a tantissime donazioni di privati e singole parrocchie cattoliche. Per celebrare questa giornata storica, oggi alle ore 10 nella basilica è prevista una cerimonia ecumenica per celebrare l’inaugurazione, dopo 10 mesi di lavori, con i rappresentanti delle tre Chiese protagoniste dei lavori di restauro del Santo Sepolcro.



È ovviamente soddisfatto il Custode di Terra Santa, monsignor Pierbattista Pizzaballa, dopo l’annuncio del restauro completato del Santo Sepolcro di Gesù nella città vecchia di Gerusalemme: «È la fine di una fase e l’inizio di una nuova e tutto è ormai avviato», ha commentato pieno di gioia l’arcivescovo amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme. Sarà presente alla celebrazione ecumenica di questa mattina per poter rendere grazie al Signore e a tutti quanti hanno contribuito a questo importante risultato artistico, culturale e ovviamente religioso. «Una funzione semplice ed ecumenica – ha spiegato Pizzaballa – con canti e preghiere. Tutto è stato fatto con un restauro conservativo che ha permesso di dare nuova solidità alla struttura». Sarà molto attesa la presenza di del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che torna a Gerusalemme dopo il suo incontro, nel 2014, con Papa Francesco, come già aveva fatto il suo predecessore Atenagora. Si vuole però subito ripartire per continuare la conservazione e cura di questo luogo culla della cristianità e regno della preghiera; tra oggi e domani dovrebbe essere annunciato un «nuovo accordo per la continuazione dei lavori. A questa seconda fase contribuirà anche la Santa Sede con 500mila dollari. Contributo che verrà erogato “dopo che le comunità titolari dello status quo avranno costituito di comune accordo un apposito Comitato», conclude la nota della Custodia di Terra Santa, presieduta da monsignor Pizzaballa.

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