Il tribunale di Torino ha assolto un 46enne accusato di violenza sessuale poiché la donna che l’aveva denunciato, pur avendogli chiaramente detto basta, non si era messa a urlare chiedendo aiuto o reagendo violentemente. Come si legge sul Corriere della sera, l’uomo aveva anche ammesso palpeggiamenti e altre effusioni, ma sostenendo che la donna fosse consenziente. L’episodio sarebbe accaduto nel 2011: l’uomo era stato accusato di aver molestato più volte la donna, che lavorava con lui alla Croce Rossa. Lei, autista barelliere, era più giovane di lui ed era stata assunta più di recente. Per i giudici del Tribunale di Torino la sua relazione alle molestie è stata troppo “debole”. La donna “non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”. Infine, scrive il collegio tutto femminile, quando le viene chiesto cosa ha provato su quelle barelle, risponde: “Disgusto”. Secondo la presidente di sezione la donna non ha però saputo spiegare.



Oltre a vedere assolto l’uomo che aveva denunciato per violenza sessuale, la donna di Torino dovrà anche rispondere di calunnia ora che la sua causa è fallita. La prima sezione penale presieduta dalla giudice Diamante Minucci ha infatti trasmesso gli atti al pubblico ministero non ritenendo “verosimile” la sua versione dei fatti. Durante il processo, la donna ha provato a spiegare così perché non si è ribellata gridando o strattonando l’uomo che la palpeggiava: “Uno il dissenso lo dà, magari non metto la forza, la violenza come in realtà avrei dovuto fare, ma perché con le persone troppo forti io non… io mi blocco”. Quella della donna è stata una testimonianza sofferta, complici anche violenze siubite in precedenza, e più volte è scoppiata a piangere. Il suo essere a tratti confusa e vaga nei dettagli, probabilmente per questioni emotive, ha però giocato contro di lei, spingendo i giudici a vedere proprio in questi dettagli una ragione per assolvere l’uomo. Come riportato da Il corriere della sera, la donna aveva sostenuto che l’uomo l’avrebbe “costretta a presunti rapporti sessuali come pegno per poter continuare a lavorare ed evitare turni scomodi o in luoghi come il Cie”.

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