Una doppia intervista che la collega di Piazza Pulita fece un anno fa, in tempi non sospetti per un attentato a Londra, a due predicatori d’odio che vivono proprio nella capitale britannica e che manifestavano entrambi un profondo impegno per la costruzione del Califfato in Europa. Due predicatori, due islamisti fondamentalisti che dentro e fuori dal carcere cercano di convertire quanti più possibile sotto la bandiera dell’islam nero. Francesca Nava ha ripubblicato oggi quella sua intervista, il giorno dopo l’attacco al parlamento inglese di Westminster che prodotto 4 morti e 40 feriti. “Un anno fa esatto intervistavo due predicatori d’odio londinesi. Riascoltarli ora mi fa impressione”, scrive la collega che fece quella doppia intervista-choc a Anjem Choudary e Abou Baraa, predicatori radicali di Londra. «Per 90 anni abbiamo aspettato il Califfato, alcuni hanno lavorato per realizzarlo altri invece sono stati ad aspettare: ora pronti a ristabilire leggi dell’Islam assenti per anni; con il Califfato possiamo avere delle schiave e fare così propaganda in favore dell’Isis», spiega il primo pericoloso predicatore in maniera del tutto serafica alla giornalista di Piazza Pulita. Ecco, colpisce proprio la tranquillità con qui si può parlare di terrore, Hannah Arendt la chiamerebbe “banalità”, tanto il nazismo allora quanto il fondamentalismo oggi, i fattori sono simili pur in contesti completamente diversi. «Quando opprimi popolo come in Siria o in Iraq e uccidi musulmani innocenti è ovvio che poi ci sarà una reazione. Io condanno chiunque ammazzi persone innocenti (Parigi o Bruxelles), ma condanna deve essere rivolta a tutti», spiega Abous Baraa. E poi l’attacco-choc che suona come una promessa minacciosa; «Io vorrei che la Gran Bretagna e l’Italia diventino Stato islamico, e se tu sapessi cosa significa vivere in uno stato islamico ci vorresti vivere anche tu», rivolgendosi alla giornalista. Il problema che ci siano persone che uccidono per il Califfato non è un problema per questi predicatori (e purtroppo non solo per loro), «Anche chi uccide per la democrazia è un problema, ma perché loro vanno bene?».



La giornalista di La7 un anno fa intervistò anche un altro predicatore dell’odio islamista pro-Isis, un anno esatto prima della strage compiuta ieri a Westminster e sentite cosa preannunciò quell’Anjem Choudary che durante la prova microfono faceva i nomi di Bin Laden e del Califfo al Baghdadi come fosse un normale “un, due, prova”. «Propaganda per califfato, nessun cittadino in Europa potrà mai sentirsi al sicuro finche i musulmani non saranno al sicuro in Iraq, in Siria, in medio oriente. Governo inglese mi arresta per mie idee ma io queste cose le dico da anni», spiega il predicatore pro-Califfato. Non c’è spazio per un dialogo, su nessun punto per il quale sono accusati di terrorismo e violenza i fondamentalisti; «Io non cambio la parola di Allah, lapidazione per adulterio e condanna di esecuzione per omosessualità sono scritte sul Corano. Posso servire Allah dentro e fuori dalla prigione, in carcere radicalizzo ancora più persone, diffondiamo ovunque la parola di Allah». Ed ecco l’attacco preannunciato, sentirlo un anno dopo fa oltre che impressione anche un certo ribrezzo; «è imminente un attacco terroristico a Londra, e poi in Italia e nel resto d’Europa». Secondo Anjem Choudary il terrorismo che fanno i musulmani suoi fratelli in giro per il mondo occidentale non è da scambiare con il terrorismo vile che uccide vittime fedeli in guerra; «il nostro è terrorismo a favore per la vita: quello che serve per terrorizzare il nemico in modo che la guerra finisca in fretta, come la bomba atomica degli americani conto giapponesi a Hiroshima e Nagasaki per poter finire la guerra mondiale». Secondo il predicatore, sentito un anno fa, le stragi in Europa servono a ricordare che le morti ci sono a Raqqa, ad Aleppo, a Mosul: «ora dovete aprire i vostri occhi europei cosi ritirare le truppe dalle nostre terre. Io credo che la soluzione sia vivere pacificamente sotto la legge islamica». In effetti una bella prospettiva, di schiavitù e terrorismo… ma “per la vita”.



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