Potrebbe essere all’interno della caserma di Roma, nel cui cortile è stato trovato senza vita il corpo del giovane militare 25enne, Tony Drago, la soluzione dell’intero giallo. Ne sarebbe convinta la madre, Rosaria Intranuovo, che ha commentato la triste vicenda sulle pagine del settimanale diretto da Andrea Biavardi, Giallo. La donna ha riferito come il figlio non avrebbe avuto alcun motivo per togliersi la vita, a dispetto di quanto finora trapelato. Tuttavia, ha rivelato un aspetto molto importante e che potrebbe fare riflettere: “Negli ultimi tempi viveva con disagio la vita militare in caserma”, ha ammesso. Dopo le ultime novità rese possibili dalle dichiarazioni dei periti, ora anche i giudici dovranno abbandonare la tesi del suicidio in favore di quella dell’omicidio. Non si esclude a questo punto che gli inquirenti possano ora aprire una nuova inchiesta per omicidio volontario al fine di ricercare gli autori materiali del delitto, dal momento che secondo i periti del giudice Tony Drago non si è lanciato dalla finestra della caserma di Roma del reggimento Lancieri di Montebello dove il 25enne prestava servizio.
E’ un vero e proprio giallo attorno alla morte di Tony Drago, giovane militare 25enne di origini siracusane, trovato senza vita il 6 luglio del 2014 nel piazzale della sua caserma di Roma. L’ombra del suicidio è aleggiata fino ad oggi, sebbene la famiglia abbia sempre smentito questa ipotesi. A supporto dei familiari del giovane anche il parere dei due periti nominati dal giudice per le indagini preliminari e rese note nel corso dell’incidente probatorio richiesto dal pm. In quell’occasione, avvenuta nei giorni scorsi a porte chiuse, in due esperti sarebbero giunti ad una conclusione molto importante e che potrebbe essere addirittura decisiva nella soluzione del giallo. Lo riporta il settimanale diretto da Andrea Biavardi e specializzato in cronaca nera, Giallo: “Le ferite riportate dal caporale Tony Drago non sono compatibili con una precipitazione dall’alto”, hanno esposto i due esperti. Ed ancora, i periti hanno sostenuto l’ipotesi secondo la quale la morte del militare 25enne siciliano possa essere avvenuta in due tempi, ovvero prima sarebbe stato raggiunto da un colpo violento alla schiena e successivamente sarebbe stato finito con una botta alla testa. Ipotesi, questa, che chiaramente si allontanerebbe sempre di più dall’idea di suicidio finora avanzata e che andrebbe invece ad appoggiare, in tutta la sua tragicità, la tesi della famiglia Drago.
Era il 6 luglio 2014 quando Tony Drago, caporale siracusano di 25 anni, fu trovato privo di vita all’interno della caserma dei Lancieri di Montebello di Roma. Si parlò sin da subito di suicidio, tesi alla quale la famiglia si è sempre opposta con forza per anni. Ora, a sostenere il grido di dolore della madre del giovane militare, sono stati anche i periti nominati dal Gip di Roma e che potrebbero portare ad una svolta importante, evidenziando l’incompatibilità del suicidio con la tesi della caduta e con i traumi riscontrati sul corpo di Tony Drago. Secondo la versione ufficiale dei fatti, il militare siciliano si sarebbe tolto la vita lanciandosi nel vuoto da una finestra del secondo piano dopo essere salito su una sedia. Una tesi che tuttavia andrebbe a cozzare con quanto invece emerso dal contenuto della perizia depositata dai due esperti, Paolo Procaccianti, medico legale dell’Università di Palermo e Federico Boffi, capo fisico della direzione centrale anticrimine della Polizia. Grazie al loro esame, sarebbero emerse numerose novità, come rivelato dal portale NewSicilia.it. Il medico legale avrebbe evidenziato tutte le incongruenze ritrovate sul corpo del giovane in seguito alla presunta caduta e tutti gli elementi raccolti dall’esame autoptico, avrebbero dimostrato la perfetta incompatibilità con la precipitazione da circa 10 metri di altezza. Alcuni segni sono stati considerati oltremodo chiari, tra cui diverse lesività esterne all’altezza del dorso così come l’assenza di lesioni alle vertebre cervicali e che sarebbero invece dovute emergere dopo un violento impatto al suolo. Secondo l’esperto sarebbe risultato incompatibile anche l’enfisema polmonare, emerso in seguito ad un esame istologico sui polmoni di Tony Drago, con la caduta dalla finestra della caserma. Incongruenze evidenti sarebbero poi state evidenziate anche dal secondo esperto ed avrebbero a che fare soprattutto con la velocità del lancio: quella riscontrata nel caso del militare morto, non avrebbe mai superato i 2,7 metri al secondo, mentre secondo il perito il punto di quiete sarebbe potuto essere raggiunto solo ad una velocità dai 3,4 ai 4 metri al secondo. Dubbi anche in merito alla posizione del corpo di Tony Drago rinvenuto nel cortile della caserma, il ritrovamento di tracce di sangue su schiena e polpacci e la disarticolazione delle dita delle mani. Il complesso lavoro eseguito dai due esperti nominati dal Gip del tribunale di Roma, dunque, andrebbe a smentire la tesi del suicidio per dare spazio a quella dell’omicidio, in seguito ad un aggressione a terra di cui Tony Drago sarebbe rimasto tragicamente vittima. Queste nuove rivelazioni hanno contribuito a confermare la tesi dell’avvocato della famiglia, secondo il quale Tony sarebbe rimasto vittima di un atto di nonnismo, mentre la caduta rappresenterebbe una mera messinscena.