Definire razziste le affermazioni dell’onorevole Giorgia Meloni non è reato: Andrea Maccarrone è stato prosciolto dal giudice Costantino De Robbio dall’accusa di aver dato della razzista alla presidente di Fratelli d’Italia, perché il fatto non sussiste. Per capire meglio cosa è accaduto bisogna fare un passo indietro di quasi un anno. La scorsa estate, durante l’emergenza profughi, la Meloni in un’intervista al portale Stranieriinitalia.it si dichiarò meno sfavorevole a un’immigrazione meno selettiva e che in realtà appariva discriminatoria per i musulmani, che vanno rifiutati finché «non avranno risolto i problemi di integralismo e violenza interni alla loro cultura». Immediata in quell’occasione fu la reazione dell’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni (finito al centro di uno scandalo), che invitò la Meloni a non generalizzare e a trasmettere alla collettività altro tipo di messaggi. La parlamentare in questo caso accusò la controparte di censura di Stato e contro l’Unar si schierò anche il governo dell’allora premier Matteo Renzi. Il direttore Marco De Giorgi subì un procedimento disciplinare ed è qui che entra in scena Andrea Maccarone: in qualità di presidente dell’associazione gay e lesbo romana intitolata a Mario Mieli si dichiarò solidale con l’Unar. «Anziché difendere le affermazioni razziste dei politici che come Meloni giocano poi a fare le vittime quando qualcuno li critica, esortiamo il governo a dare piena applicazione alle direttive europee garantendo all’Unar la piena autonomia di cui necessita». Da qui l’accusa di aver dato della razzista alla leader di Fratelli d’Italia, ma per il giudice, appunto, il fatto non sussiste.



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