Riprende la caccia a Ignoto 1 per risolvere il caso relativo all’omicidio di Gianna Del Gaudio: e se non fosse stato il marito Antonio Tizzani ad ucciderla? A La Vita in Diretta non si esclude che il DNA ritrovato nel sacchetto ritrovato nella siepe di un piccolo condominio a 400 metri dalla villetta dei coniugi appartenga ad una donna. Ma del resto sono tanti gli interrogativi a cui dare ancora una risposta in merito alla vicenda di Seriate, tra cui una spiegazione al ritrovamento dei guanti in lattine insieme a un cutter da elettricista: sono elementi lasciati lì per depistare le indagini? Sono tante le tessere del puzzle che vanno sistemate per dare vita alla soluzione di un caso che sta continuando a far discutere l’opinione pubblica. Intanto il marito della professoressa Gianna Del Gaudio, l’unico indagato a piede libero, continua a ribadire la sua innocenza. Finora non si riesce ad ipotizzare neppure il movente. (agg. di Silvana Palazzo)
Il marito di Gianna Del Gaudio, il 68enne Antonio Tizzani, desidera avere di fronte l’assassino della moglie per poter sfogare tutta la sua rabbia. L’uomo si dice sereno ed estraneo al delitto dell’ex professoressa di Seriate, eppure gli inquirenti coverebbero diversi dubbi nei suoi confronti. Ad oggi, infatti, sarebbero tanti gli elementi contro di lui e, come rivela il settimanale Giallo, non si esclude che nella relazione consegnata nei giorni scorsi dai Ris ed attualmente al vaglio del pm Colucci, possano esserci altri importanti indizi della responsabilità dell’uomo. Al centro dell’attenzione, tuttavia, restano quei 13 minuti di buco nel racconto dell’indagato e che ad oggi risulterebbero inspiegabili. Antonio, infatti, avrebbe allertato i soccorsi solo dopo 13 minuti dall’omicidio della donna. Cosa avrebbe fatto in quell’arco di tempo? Il sospetto degli inquirenti è che l’uomo andò a gettare l’arma del delitto, nascondendola dietro la siepe a 400 metri dalla villetta trasformatasi nel luogo dell’omicidio e dove fu poi rinvenuta una quarantina di giorni dopo. Non si esclude, tuttavia, che possa averla nascosta altrove in un primo momento per poi spostarla successivamente.
Nelle passate settimane, gli inquirenti hanno tolto i sigilli alla villetta di Seriate, il luogo nel quale si è consumato il delitto di Gianna Del Gaudio la notte tra il 26 ed il 27 agosto scorso. Da quel momento il marito Antonio Tizzani, unico indagato a piede libero per l’omicidio dell’ex professoressa 63enne in pensione, sarebbe potuto ritornare a vivere nella casa che per anni ha diviso insieme alla donna uccisa con un fendente alla gola. Eppure, ad oggi non lo avrebbe ancora fatto, come mai? A spiegarlo in una intervista al quotidiano Il Giorno è stato lo stesso ex ferroviere 68enne, che ha commentato: “Potrei farlo perché sono stati tolti i sigilli, ma non lo faccio perché il consulente della difesa, il dottor Portera, deve fare un sopralluogo”. Per tale ragione, Antonio Tizzani ad oggi alloggerebbe in un altro appartamento fuori Seriate: “Abito a Pedrengo”, ha rivelato. L’unica forza in grado di sostenerlo, oggi, è dettata dalla “speranza di vedere in faccia quel delinquente”. Si tratta davvero dell’uomo incappucciato?
Antonio Tizzani, marito indagato a piede libero per l’omicidio di Gianna Del Gaudio, al quotidiano Il Giorno ha di recente raccontato come ha vissuto questi mesi di assenza della donna 63enne, ex professoressa in pensione. “Sa cosa significa vedersi togliere la compagna della vita? Lei aveva sedici anni e io ventuno quando ci siamo messi assieme”, ha ricordato l’uomo, sul quale ricadrebbero ad oggi i maggiori sospetti degli inquirenti. Dopo tanti anni e tanti cambiamenti, per la coppia era arrivato l’agognato “momento di godercela un po’, di goderci la vita”. Antonio Tizzani ha poi ribadito di aver avuto un matrimonio felice, tanto da dichiarare: “Siamo sempre andati d’accordo, salvo i piccoli litigi che sono normali in una coppia”. Liti per cose poco serie però, nelle quali i due coniugi, a sua detta, continuavano comunque a volersi bene. “Nessuno poteva volere male a mia moglie. Nessuno”, rivela Tizzani, il quale continua a porsi ancora oggi, a sette mesi esatti dall’omicidio di Gianna Del Gaudio, ancora tante domande sul motivo per cui la donna sia stata uccisa. Ben voluta da tutti, moglie apparentemente felice, chi avrebbe potuto volere così fortemente la sua morte al punto da sgozzarla con un violento fendente alla gola?
A sette mesi esatti dal delitto di Gianna Del Gaudio, torna a parlare il marito Antonio Tizzani, unico indagato a piede libero, e lo fa rispondendo ad alcune domande poste da Gabriele Moroni per il quotidiano Il Giorno. Era la notte tra il 26 ed il 27 agosto scorso quando l’ex professoressa 63enne veniva uccisa, con un fendente mortale alla gola, mentre di trovava nella sua villetta di Seriate. Da allora ha preso il via un giallo che vede ancora molti lati poco chiari, caratterizzati da sole ipotesi che ad oggi non avrebbero portato a nulla di concreto. I sospetti degli inquirenti si sono concentrati sempre di più sul marito, ex ferroviere 68enne, che però sin dall’inizio si dichiara estraneo all’omicidio di Gianna Del Gaudio, sostenendo la tesi dell’uomo incappucciato. Al quotidiano Il Giorno ha parlato a ruota libera dei suoi sentimenti nei confronti dell’assassino della moglie, rivelando nuovi particolari inediti. Si dice tranquillo, Antonio Tizzani, sebbene il suo sia l’unico nome finito nel registro degli indagati. “Quando uno non commette niente di male può soltanto essere tranquillo”, ha aggiunto. Eppure, le domande sono inevitabili: “Che motivo c’era? Perché ha fatto questo? Ce l’aveva con lei? Ce l’aveva con me? Perché mia moglie non ha gridato? Perché non mi ha chiamato?”. Il suo pensiero, tuttavia, continua ad andare “a quella zanzariera” e il riferimento è precisamente ad una zanzariera blindata che lo stesso indagato ha rivelato di aver acquistato 3/4 anni prima in una fiera a Bergamo. Secondo il racconto dell’uomo, la moglie voleva restare al sicuro ma allo stesso tempo voleva che l’ambiente di casa restasse aperto. Gianna Del Gaudio era solita tenerla sempre chiusa, eppure quel giorno la zanzariera fu trovata aperta. Ed ecco che Tizzani espone la sua ennesima teoria: “Magari ha visto dall’altra parte del giardino qualcuno che conosceva. “Gianna, mi apri?”, le avrà detto. Per me è successa una cosa del genere”, ha rivelato. Eppure continua a sostenere la tesi dell’uomo incappucciato, impossibile da vedere in quanto indossava il cappuccio di una felpa tale da coprirgli il volto. Nonostante questo, nessuno, telecamere comprese, avrebbe visto il soggetto descritto da Antonio Tizzani: “Dico una cosa: ma dove sono le telecamere? Leggo sui giornali che le telecamere non ci sono. Manco una”, ha replicato in merito l’indagato. Il marito di Gianna Del Gaudio ha replicato anche ad un altro aspetto saliente e che per gli inquirenti rappresenterebbe l’ennesima prova contro di lui: il cutter – possibile arma del delitto – sul quale, oltre al sangue della vittima, ci sarebbe anche il Dna dello stesso Tizzani. “Hanno trovato un coltello. Non veniva da casa mia. Per niente. E non c’è il mio Dna. Come mai si trovava lì quel coltello?”, ha commentato l’indagato. Sebbene si sia definito tranquillo, l’ex ferroviere ha ammesso di poter stare meglio solo quando potrà avere di fronte “quel disgraziato che ha ucciso mia moglie”. Ad oggi, però, Tizzani continua a mostrarsi determinato e combattivo, pronto a difendere la propria reputazione e quella della moglie uccisa.