Il ragazzo di Alatri viveva in una provincia profonda, in Ciociaria. Non nelle borgate romane, dove si sono disperse le memorie, quelle che ha raccomandato Pier Paolo Pasolini. Il genocidio culturale è arrivato ovunque. Era in un locale con la fidanzata, un venerdì sera. Una banale lite per la ragazza, per gli apprezzamenti sgraziati e volgari di un altro, che apparteneva a un’altra tribù. Fuori dal locale scontro tra due gruppi misto di italiani e albanesi. Quel ragazzo, Emanuele Morganti, era allegro, lo si vede nelle sue foto diffuse sui social. E’ stato sprangato a morte.



I commenti possibili che fanno uscire dal moralismo inutile e dalla disperazione non esistono. Oggi sui quotidiani c’è una corsa ai fervorini quotidiani giocati con l’abilità di scrittura (l’unico che regge è — a mio giudizio — Mattia Feltri, su La Stampa), dove ci rifugiamo per consolarci e gratificarci nei sentimenti decorosi.



L’unica cosa intelligente è prendere sul serio, terribilmente sul serio, ciò che è accaduto nel pomeriggio di sabato allo Stadio di San Siro, tra il Papa e i ragazzi della cresima e i loro genitori. Trascrivo qui la trascrizione precisa del dialogo finale sul bullismo, che è quella mancanza di rispetto per l’altro, la sua riduzione a merce, a sub-uomo che è alla base di quello che è accaduto ad Alatri.

Papa Francesco: — E finisco con questa cosa. C’è un fenomeno brutto in questi tempi, che mi preoccupa, nell’educazione: il bullying. Per favore, state attenti. [grande applauso] E adesso domando a voi, cresimandi. In silenzio, ascoltatemi. In silenzio. Nella vostra scuola, nel vostro quartiere, c’è qualcuno o qualcuna del quale o della quale voi vi fate beffa, che voi prendete in giro perché ha quel difetto, perché è grosso, perché è magro, per questo, per quest’altro? Pensateci. E a voi piace fargli provare vergogna e anche picchiarli per questo? Pensateci. Questo si chiama bullying. Per favore… [accenno di applauso] No, no! Ancora non ho finito. Per favore, per il sacramento della Santa Cresima, fate la promessa al Signore di non fare mai questo e mai permettere che si faccia nel vostro collegio, nella vostra scuola, nel vostro quartiere. Capito?



Ragazzi: — Sì! [applauso grande]

Papa Francesco: — Mi promettete: mai, mai prendere in giro, fare beffa, un compagno di scuola, di quartiere… Promettete questo, oggi?

Ragazzi: — Sì!

Papa Francesco: — Il Papa non è contento della risposta… Promettete questo?

Ragazzi: [fortissimo] — Sì!

Papa Francesco: — Bene. Questo “sì” lo avete detto al Papa. Ora, in silenzio, pensate che cosa brutta è questa, e pensate se siete capaci di prometterlo a Gesù. Promettete a Gesù di non fare mai questo bullying?

Ragazzi: — Sì!

Papa Francesco: — A Gesù…

Ragazzi: [forte] — Sì!!

Papa Francesco: — Grazie. E che il Signore vi benedica! Complimenti a voi [i ragazzi che hanno fatto le coreografie nel campo]: siete stati bravi!

Preghiamo insieme: — Padre Nostro…

[Benedizione]

Papa Francesco: — Per favore, vi chiedo di pregare per me. E prima di andarmene, una domanda: con chi dobbiamo parlare di più, a casa?

Ragazzi: — Con i nonni!

Papa Francesco: — Bravi! E voi, genitori, cosa dovete fare con i vostri figli un po’ di più?

Genitori: — Giocare!

Papa Francesco: — Giocare. E voi educatori, come dovete portare avanti l’educazione, con quale linguaggio? Con quello della testa, con quello del cuore e con quello delle mani! Grazie e arrivederci!