I genitori di Monia Del Pero, uccisa a 19 anni nel 1989 dall’ex fidanzato, contro il Ministero dell’Interno: vogliono che vengano riconosciute le vittime di violenza e che quindi la figlia sia considerata tale. Il 25 maggio, dunque, il Consiglio di Stato dovrà decidere se Angelo Del Pero e Gigliola Bono vinceranno o meno questa battaglia. «Cosa ha mia figlia meno delle vittime di strada, di mafia o di terrorismo?» chiede la mamma di Monia, strangolata, spogliata e messa in sacchi della spazzatura dall’ex fidanzato Simone Scotuzzi, che poi l’ha buttata sotto un ponte nelle campagne di Manerbio. Non si era rassegnato alla fine della relazione, questo il movente del killer che per tre giorni partecipò anche alle ricerche. I genitori si appellano ora alla pari dignità di tutti, declinata nell’articolo 3 della Costituzione, per arrivare a far dichiarare incostituzionale la legge 302, che non prevede benefici per le vittima di violenza. «Monia, come tutte le vittime di violenze, però non è stata riconosciuta tale e per questo noi ci stiamo battendo, perché siano riconosciute le vittime di violenza e sia istituito un fondo per il risarcimento dei familiari, come accade negli altri casi» hanno dichiarato al Corriere della Sera i genitori di Monia Del Pero, disposti ad arrivare a Strasburgo. Nel frattempo hanno dovuto fare i conti con la beffa di una cartella di duemila euro recapitata da Equitalia per il deposito della sentenza di condanna di Simone Scotuzzi. Qualcosa però si starebbe già muovendo: il 7 aprile a Milano si terrà la riunione del nuovo Osservatorio nazionale per la tutela delle vittime di violenza. «Le adesioni sono già molte e c’è il sostegno anche di avvocati che prestano la loro opera gratuitamente» ha dichiarato Gigliola. Con il ricorso al Consiglio di Stato, dunque, potranno veder riconosciute le vittime di violenza.



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