Volevano rapire la salma di Enzo Ferrari per ottenere in cambio un esoso riscatto: era questo il piano di una banda impegnata nel traffico di armi e droga che è stata sgominata prima di entrare in azione dai carabinieri su disposizione della direzione distrettuale antimafia di Cagliari. A finire in manette, come riportato da corriere.it, sono state 34 persone fra Sardegna, Emilia, Lombardia, Veneto e Toscana, ma il capobanda era un pregiudicato di Orgosolo, dove l’organizzazione criminale aveva la sua base, residente a Parma. La fase esecutiva del piano stava per scattare, era stato programmato tutto. L’idea era quella di recarsi nel cimitero di San Cataldo, a Modena, dove è sepolto Ferrari accanto al figlio Alfredo (Dino) di 24 anni – e dove peraltro il pregiudicato aveva compiuto un sopralluogo – con due auto e un furgone. Tutto sarebbe dovuto avvenire di notte: una volta fatta irruzione nella cappella si sarebbe proceduto allo smantellamento della grande lastra di marmo grigio che custodisce la salma del fondatore del Cavallino rampante, che poi sarebbe stato tenuto nascosto in un rifugio provvisorio sull’Appennino. Non è ancora chiaro a chi sarebbe stata inoltrata la richiesta di riscatto: se al figlio Piero o alla stessa casa automobilistica di Maranello. Quello che le indagini hanno già chiarito, grazie alle intercettazioni che andavano avanti da tempo, è che il nucleo della base era proprio nel piccolo comune di circa 4000 abitanti in provincia di Nuoro, risvegliatosi oggi con l’arresto di una decina di persone da parte delle autorità. Gli altri elementi della banda, fermati con l’accusa di acquisto di armi e spaccio di droga, sono stati fermati invece tra la Sardegna e l’Italia settentrionale. La tomba di Enzo Ferrari, morto a 90 anni nell’agosto del 1988, risiede nella parte storica del cimitero modenese di San Cataldo: protetta da un cancello in ferro battuto e adornata da sculture e bassorilievi, ogni anno è meta di migliaia di appassionati di motori che vi si recano in una sorta di pellegrinaggio.



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