Si riaccendono i riflettori sul controverso caso Stamina, nel cui ultimo processo avviato dalla procura di Torino, oggi sono state avanzate quattro condanne. La terapia, che aveva trovato ampia linfa anche attraverso i media, era stata patrocinata da Davide Vannoni, laureato in sociologia, il quale prometteva la cura di malattie neurovegetative anche gravi. Come riporta Il Giornale di Brescia nella sua edizione online, nell’ambito del nuovo processo dell’inchiesta, i pubblici ministeri di Torino, oggi nuovamente in aula, hanno avanzato la richiesta di condanna a carico di quattro imputati, accusati dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci imperfetti ed abuso d’ufficio in quanto rei di aver accolto presso gli Spedali Civili di Brescia la controversa terapia di Davide Vannoni. Le richieste di condanna avanzate dai pm, Alessandro Aghemo e Lisa Bergamasco, riguardano pene comprese fra i 2 anni e 9 mesi e i 3 anni. La maggiore pena è stata chiesta nei confronti dell’ex direttrice sanitaria dell’Ospedale bresciano, Ermanna Derelli, e per Carmen Terraroli, segretaria referente del comitato etico. Leggermente inferiore la pena chiesta nei riguardi dei medici Arnalda Lanfranchi e Fulvio Porta, rispettivamente responsabile di un laboratorio e pediatra. Nell’ambito del processo sul caso Stamina, l’accusa ha voluto ancora una volta evidenziare i limiti della metodica, totalmente priva di requisiti di certezza e affidabilità scientifica, così come di brevetti. Presso gli Spedali Civili di Brescia, inoltre, sarebbero mancati anche adeguati laboratori per la manipolazione delle cellule mesenchimali, come previsto dalla metodica di Vannoni. Sebbene fossero coscienti degli ostacoli presenti nell’attuazione delle terapie, per l’accusa gli imputati non smisero di proseguire nella loro attuazione, utilizzando artifici e raggiri pur di applicare la cura attraverso il metodo Stamina, tenuto “segreto”, aspetto di per sé deontologicamente inammissibile. Nel corso del processo sul caso Stamina, infine, si sono costituite parti civili gli Spedali Civili di Brescia nei quali lavorano i quattro medici indagati, la Regione Lombardia e i familiari di alcuni bambini che erano stati trattati con le staminali nella medesima struttura. 



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