L’attentato sfiorato quest’oggi a Venezia, a causa di una cellula jihadista insediata nella regione, pone subito l’accento su due questioni importanti. Così come la provenienza dei tre sospettati, originari del Kosovo, uno Stato recente in cui la maggior parte della popolazione è di fede musulmana. La distanza con il nostro Paese è infine esigua: appena 300 km. Il secondo punto da evidenziare, sottolinea Il Primato Nazionale, è la presenza nella regione, così come nel resto del territorio di immigrati regolari, ormai insediati da diversi anni e disposti a fare di tutto in nome della Jihad. O in quella del Paradiso, come ha evidenziato quest’ultimo episodio. Tutto questo riconduce ad un altro punto, ovvero dell’opportunità di bloccare ai confini qualsiasi minorenne straniero che non sia accompagnato dalla famiglia. Un’inversione di rotta invece rispetto alla legge approvata ieri alla Camera e che richiama quanto accaduto a Anis Amri, sbarcato a Lampedusa non appena compiuta la maggiore età e responsabile dell’attentato nella capitale della Germania. 



Nel pieno di centro di Venezia una cellula jihadista stava per farsi saltare in aria con un attentato: il rischio reale è stato svelato questa mattina dopo il blitz che ha messo in manette i kosovari protagonisti della rete islamista presente nel est Veneto. Il Procuratore in conferenza stampa ha raccontato come nell’appartamento dove sono stati arrestati i tre giovani e il minorenne originari del Kosovo, è stato ritrovato un vero e proprio centro di raccolta per la rete della cellula che pare agisse non solo a Venezia, ma anche a Mestre e Treviso. Arriva immediato il commento di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, intervenuto oggi a Genova: «credo sia necessario blindare i confini del Paese, sigillarli e controllare chi entra e chi esce perché domani potrebbe essere troppo tardi». Intanto il sindaco di Venezia è intervenuto questa mattina ringraziando le forze dell’ordine e dell’antiterrorismo per aver bloccato e sgominato la cellula jihadista: «grazie a nome della città di Venezia e di tutti i cittadini non possono che esprimervi la più sincera riconoscenza per quanto state facendo per tutelare la nostra sicurezza e per garantire la costante attività di controllo di tutto il territorio».



Una cellula jihadista aveva programmato un attentato a Venezia e più precisamente a Rialto, ma provvidenziale è stato l’intervento delle teste di cuoio, che hanno eliminato il pericolo. Si è trattato di un blitz molto rapido: stando a quanto riportato dal Gazzettino, l’intervento dei reparti speciali Nocs della Polizia di Stato e Gis dell’Arma dei Carabinieri è durato poco. Sono bastati 12 secondi per fare irruzione nelle abitazioni degli indagati: quattro gli arrestati, tra cui un minorenne, mentre sono oltre dodici le perquisizioni, di cui dieci nel centro storico di Venezia, una a Treviso e una a Mestre. Le forze dell’ordine hanno accertato che stavano compiendo delle simulazioni per confezionare esplosivi fatti in casa. A congratularsi con loro per l’operazione, tra gli altri, anche Roberta Pinotti, ministro della Difesa, e Luca Zaia, presidente del Veneto. Quest’ultimo ha commentato su Twitter: «Queste sono le notizie che ci fanno sentire sicuri!». Sul social network è intervenuta anche la Pinotti: «L’operazione di Venezia conferma l’impegno contro il terrorismo. Ottimo lavoro di squadra». (agg. di Silvana Palazzo)



https://twitter.com/poliziadistato/status/847434648577855488/video/1

È stata rivelata poco fa il contenuto di quella intercettazione choc che questa notte ha portato all’arresto di tre membri di una cellula jihadista a Venezia: una intercettazione tra le tante per cui si è resa urgente un’azione anti-terrorismo immediata, visto che tratteggiava un possibile attentato al ponte di Rialto. «A Venezia guadagni subito il paradiso per quanti miscredenti ci sono qua. Metti una bomba a Rialto». Con questo spunto ritrovato dopo mesi indagini è stata decisa l’azione e il blitz delle varie forze speciali congiunte: come ha spiegato poco fa anche il procuratore capo di Venezia, Adelchi d’Ippolito, «Il gruppo è stato monitorato anche per periodi lunghi, anche quando non emergevano cose significative». Una buona operazione dunque che però ora dovrà stabilire se vi sono altri elementi, molto probabili, della cellula, e a quale gruppo di terrorismo islamista si riferiscono, se direttamente all’Isis o ad altre sigle della jihad internazionale.

Nella notte è stata sgominata una cellula jihadista di kosovari operante a Venezia, con progetti di attentati abbastanza avviati e con collegamenti anche a Mestre e in provincia di Treviso. Sono in tutto tre gli arrestati assieme ad un quarto fermato ma minorenne: un’indagine svolta dalll’Antimafia, dall’Antiterrorismo di Venezia e dalla Digos ha portato questo notte il blitz decisivo per sgominare la cellula con legami sicuri con il terrorismo internazionale jihadista, non è ancora dato sapere se Isis o sigle simili. Attorno alle 4 hanno raccontato alcuni inquilini di un palazzo vicino al Teatro La Fenice, sono intervenute le perquisizioni che hanno arrestati i tre kosovari, mentre contemporaneamente sono intervenute altre 12 perquisizioni che hanno tentato di fermare altri presunti aderenti alla cellula fondamentalista. A questo blitz si è arrivati dopo una lunga indagine assistita da una capillare attività di controllo sul territorio veneziano e veneto: ricostruite poi, attraverso le intercettazioni e il lavoro di polizia e carabinieri anche i motivi della radicalizzazione e le dinamiche di relazioni tra i vari membri della cellula proto-terroristica tra Venezia, Mestre e Treviso.

In una delle intercettazioni che hanno dato il via libera definitivo all’operazione anti-terrorismo scattata questa notte a Venezia si sentivano i tre arrestati pensare alla preparazione di un attentato fondamentalista e jihadista al ponte di Rialto, uno dei simboli della città di Venezia, attraversato ogni giorno da migliaia di turisti da tutto il mondo. Questo ha convinto ad agire i vari reparti dell’anti-terrorismo che questa notte hanno eseguiti i quattro fermi e perquisito altre dieci case a Venezia, una a Mestre e una a Treviso, nella più totale segretezza che ha segnalato un assoluto dell’operazione. Come riportano le prime fonti del Corriere della Sera, «le tre persone raggiunge da ordinanze di custodia cautelare in carcere e il minorenne fermato sono tutti originari del Kosovo e sono presenti in Italia con un permesso di soggiorno. Almeno due lavoravano come camerieri in locali di Venezia». Dopo gli ultimi attentati di Berlino e Londra l’opera delle sezioni di anti-terrorismo e polizia postale si sono coordinate meglio per provare ad intercettare le radicalizzazione che avvengono quotidianamente sul web e i primi frutti iniziano ad arrivare.