Il 30 giugno prossimo prenderà ufficialmente il via il nuovo processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, già condannato alla pena dell’ergastolo al termine del primo grado, per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Yara Gambirasio. Ma cosa dobbiamo spettarci dal secondo grado? Intanto è bene ricordare come l’Appello non si snocciolerà davanti ai giudici di Bergamo, bensì al cospetto della Corte d’Assise d’Appello di Brescia. Qui, in aula, la difesa del presunto assassino della 13enne di Brembate uccisa nel novembre 2010 tornerà a giocarsi la carta più importante, quella del Dna, la prova regina secondo l’accusa nonché l’elemento attorno al quale è ruotato l’intero processo di primo grado. Un’occasione, per la difesa di Bossetti, per dimostrare non solo l’innocenza del proprio assistito ma anche le anomalie emerse nel corso del precedente processo. “Saremo pronti per reiterare tutte le nostre istanze. Siamo convinti che, quanto meno, andrebbe accordata una perizia sul Dna per fare chiarezza su tutte le anomalie che ci sono”, ha dichiarato l’avvocato Salvagni, ai microfoni della trasmissione di Radio Cusano Campus, “Legge o Giustizia”.



Dopo una lunga attesa e a distanza di quasi un anno dalla condanna di Massimo Bossetti alla pena dell’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio e l’occultamento del suo cadavere, nelle passate ore è giunta la notizia che in molti attendevano. Il muratore di Mapello si prepara ufficialmente a tornare in aula in vista del processo d’Appello che prenderà il via a Brescia il prossimo 30 giugno. Una data che rimbalza sui principali media ma che, come ha ribadito uno dei legali difensori del presunto assassino di Yara Gambirasio, l’avvocato Claudio Salvagni, lui personalmente l’avrebbe appresa solo tramite i media. Un iter del tutto opposto a quanto sarebbe dovuto accadere e che rimarca la grande importanza mediatica che da sempre ha assunto questo caso di cronaca e che, allo stesso tempo, non sarebbe stato affatto gradito dallo stesso Salvagni. Il difensore di Massimo Bossetti, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Legge o Giustizia”, su Radio Cusano Campus, confermando di aver appreso la data di inizio del processo di Appello solo da giornali e tv. “Credo sia ufficiale perché noi, di ufficiale, non abbiamo nulla”, ha asserito l’avvocato, sebbene abbia fatto fatica ad esprimere il proprio stato d’animo. Certamente è emerso sgomento e un pizzico di rabbia dalle parole di uno dei difensori di Massimo Bossetti che, neppure tanto velatamente, ha voluto lanciare una critica severa al modo in cui si è scelto di rendere nota una notizia così importante. “Siamo un Paese democratico, dove tutti invocano il rispetto delle regole, dove il procuratore generale ha chiesto misure più ferree nel rapporto tra tribunali e media, e poi si leggono sui giornali notizie che dovrebbero essere conosciute in primis dagli addetti ai lavori”, ha dichiarato. L’avvocato Salvagni, inoltre, non avrebbe ritenuto rispettoso l’atteggiamento assunto non solo nei confronti del proprio assistito, che continua a ritenere innocente rispetto al delitto di Yara Gambirasio, ma anche dei numerosi professionisti che da anni lavorano al caso. “Quanto accaduto fotografa, purtroppo, l’Italia”, ha chiosato Salvagni nel suo intervento in diretta radiofonica, esprimendo il suo rammarico per la vicenda.

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