Episodi come quello di Alatri è giusto affrontarli in ogni modo possibile: da quello psicologico a quello educativo. Sta di fatto che, basti pensare al delitto Varani, stiamo assistendo all’emergere di un nuovo profilo omicida, quello del massacratore senza scrupoli. Non solo il futile movente, ma la cattiveria e l’efferatezza con cui si uccide oggi supera ogni immaginazione, qualcosa che non conoscevamo. Vengono in mente gli assassini dell’Isis, che, come dimostrato e provato, prima di tagliare teste o uccidere donne e bambini si imbottiscono di droghe. “Una volta quando volevi uccidere qualcuno, anche per motivi futili, gli sparavi un colpo di pistola, poi magari per essere sicuro che fosse morto ne sparavi un secondo” ci ha detto Silvio Cattarina, responsabile di una delle più importanti comunità di recupero per tossicodipendenti italiane, L’Imprevisto (Pesaro). “Il motivo di questi massacri allucinanti? E’ uno solo: la droga di cui si imbottiscono oggi così tanti giovani amplifica ogni gesto. Altro che legalizzazione” aggiunge Cattarina. Arancia Meccanica, oggi, non è più solo un film: è realtà.



Si parla di emergenza educativa, ma ci si dimentica di dire che le persone che hanno massacrato Emanuele erano imbottite di droga. Uno era uscito di galera proprio quel giorno perché spacciatore. Sei d’accordo?

Assolutamente. E’ la questione principale. E’ vero che il substrato per atti di violenza come questi è una mancanza educativa da parte delle famiglie e del mondo della scuola, però questa mancanza e questo limite, pur presenti, non porterebbero quasi mai a gesti così estremi. Il volano che conduce a questa violenza è la droga, mettiamocelo in testa una volta per tutte.



I salotti televisivi dei cosiddetti esperti usano ogni argomentazione, per poi lasciare questa evidenza nascosta nel buio da cui emergerà ancora, è così?

L’uso della droga comporta una esponenzialità nei gesti, una accelerazione tale che diventa determinante. Non si spiegherebbe la reiterazione, la cifra di violenza e di aggressività che sono presenti in questi fatti se non ci fosse di mezzo la droga. La cosa scandalosa è che nessuno ne parla. Siccome è così diffusa e dentro a mille settori della vita, anche e soprattutto, non dimentichiamolo, in quelli delle classi medio alte, di chi sta bene economicamente, si ha timore di parlare di questo uso massiccio e diffuso che se ne fa. 



E’ un problema che parte dai vertici delle istituzioni, visto che si discute di droga con un’ignoranza che spaventa, dicendo che la legalizzazione risolverà ogni problema, è così?

Purtroppo sì, c’è una ignoranza vergognosa da parte di chi di dovere. Una volta si uccideva con una coltellata o due colpi di pistola, oggi quello che colpisce è la durata della violenza. Quel ragazzo sono andati avanti a massacrarlo di botte per quasi mezz’ora. Pensiamo al caso di Novi Ligure, i due fidanzatini che con 72 coltellate uccidono la madre e il fratellino, quando bastano due coltellate per uccidere una persona. Una tale violenza si spiega solo con l’uso di droghe, come infatti fu anche quella volta.

Cosa fare?

L’emergenza è una: c’è bisogno di fermare il traffico e lo spaccio della droga. E’ vero, c’è il disorientamento di fondo, l’abbandono in cui vivono tanti giovani, ma bisogna mettere in campo una politica più severa di contrasto alla droga. Bisogna fare un’opera di impedimento massiccia. Invece si lascia andare, si tiene nascosta la gravità del fenomeno. Legalizzare? Più libero di così: basta allungare una mano che la droga la trovi ovunque, dalle scuole alle discoteche al bar della piazzetta. 

 

(Paolo Vites)