Onu, Ue, chi siete? Che entità si celano dietro queste sigle che ci siamo abituati a veder vegliare i nostri paesi, le nostre vite, incombenti come la mamma, la maestra, il prete, più severi. Che però avevano un volto e una vicinanza. Questi sono acronimi, sottintendono unità e partecipazione e noi non ci sentiamo affatto uniti, affatto partecipanti. L’Onu rimbrotta duramente l’Italia perché non assicura a tutte le donne il diritto di abortire. Troppi medici obiettori, dicono. L’Onu sgrida l’Italia per l’arretratezza nei diritti civili in tema di parità sessuale. Non si parla di doveroso rispetto, ma di obbligo a rispettare quel che all’Onu in sessione plenaria risulta un diritto: fecondazione eterologa e adozione per le coppie omosessuali.
Urges Italia, si scrive. Sentite la pressione? E il disprezzo, per la nostra civiltà, per una cultura troppo soggetta ai dettami della fede cattolica che bloccherebbe le vie del progresso. Chi sono questi signori, che storia hanno, con che sicumera dettano a un paese libero le leggi? Sino a che punto bisogna cedere sovranità a questi organismi sovranazionali che dovrebbero solo assicurare allentamento delle tensioni e un’equa spartizione delle ricchezze?
L’Onu, la Ue. Poi ci si lamenta se i “populisti” le schifano. E’ vero, noi siamo membri dell’Onu e deputati del parlamento europeo e le leggi si votano a maggioranza. Ma fino a che punto si possono normare le coscienze su temi un tempo si sarebbe detto sensibili, oggi è più usuale dire scomodi? Si tratta della vita, della sua manipolazione. Non è come manipolare l’informazione, i dati, spingendo su numeri che raccontano la realtà come il potere e le lobby prevedono. E’ già grave, ma se si tratta della vita umana lo è di più.
In Italia c’è una legge sull’aborto, purtroppo. Era nata come legge a sostegno della maternità. Che drammatica ironia. In Italia si può abortire, sarebbe meglio il meno possibile, per le donne, almeno, se proprio non vogliamo porci il problema che in ogni aborto si elimina una vita. L’Onu chiede all’Italia di assicurare più aborti. In Italia c’è una legge recente e controversa che riconosce i diritti economici e giuridici alle coppie di fatto, anche omosessuali. Adottare un bambino, affittare e comprare pezzi di donne per avere un figlio non è un diritto. E non c’è Onu o Ue che possano convincere del contrario, me e gran parte di questo paese. Si può cedere la sovranità delle coscienze, ripeto, in nome dei diritti stabiliti dalla maggioranza? No. Accettiamo sanzioni per questioni ben meno importanti. Il ricatto del “ce lo chiede l’Onu, ce lo chiede la Ue”, è da respingere a chiunque lo impugni. Che poi, ha poco senso invitare un papa e osannarlo, quando proprio all’Onu papa Francesco ha ricordato che bisogna rispettare la sacralità della vita umana. Nel 2004 l’onorevole Rocco Buttiglione fu messo alla gogna in un’audizione dopo la quale fu escluso dalla corsa a commissario europeo. Omofobo, si disse. Aveva osato considerare imparagonabili la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e le unioni gay. “L’unica cosa che non posso fare — disse — è cambiare i miei principi contro la mia coscienza per convenienza politica”. O economica, aggiungiamo. Sembra così facile, essere retti e schietti. Senza usare il metodo dei vaffa così in voga oggi, c’è chi ha ancora rettitudine e sincerità per render ragione della speranza che è in lui, e gridarla dai tetti?