L’autopsia di Emanuele Morganti, il giovane ucciso ad Alatri giorni addietro, conferma la brutalità della sua morte. Il giovane di 20 anni è stato infatti colpito in modo brutale alla testa, ma i colpi sono stati tantissimi, fino a sfigurarlo. Una violenza che ha permesso ai suoi aguzzini di provocargli numerose ecchimosi, soprattutto sul capo. Quest’ultimo colpo, quello mortale, è stato aggravato durante la caduta, quando Emanuele Morganti ha sbattuto contro un’auto parcheggiata. Si esprime così l’Istituto di Medicina Legale della Sapienza, confermando quindi i primi rilevamenti avvenuti il giorno dell’omicidio all’esterno del locale. E’ possibile inoltre che la vittima abbia cercato di difendersi dal colpi, come dimostrano le lesioni riportate agli altri. I funerali di Emanuele Morganti, sottolinea Il Messaggero, dovrebbero svolgersi inoltre questo sabato. Intanto, giungono notizie da parte del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che in queste ore dovrà decidere se inviare alcuni ispettori nella cittadina per verificare la scarcerazione di uno dei due ragazzi indagati. 



Clima ancora tesissimo, anche oggi, ad Alatri, dopo i fatti che hanno visto vittima il giovane Emanuele Morganti di appena 20 anni, rimasto ucciso dalla violenza del branco. In seguito all’arresto dei due presunti responsabili, la situazione è peggiorata, come rivela oggi Il Messaggero nella sua edizione online. Dopo le minacce agli avvocati e le liti in strada, non sono affatto mancate le ronde in paese accompagnate da voci di spedizioni punitive. Anche le piazze social sono state sommerse dalla sete di vendetta e giustizia per la morte di Emanuele Morganti, motivo per il quale il Comune si è sentito in dovere di intervenire per invitare e “rifuggire dai sentimenti di vendetta”. Non è un caso se anche i genitori dei due arrestati hanno preferito abbandonare Alatri per timore di essere presi di mira dopo le tante intimidazioni, mentre altri parenti si sono letteralmente barricati in casa. Ma la verità sulla morte di Emanuele Morganti è ancora lontana e fondamentali, in tal senso, saranno le testimonianze dei presenti nel locale, sebbene sia comprensibile la loro paura.



Il caso di Emanuele Morganti, giovane 20enne ucciso a sprangate all’uscita della discoteca di Alatri, sta infiammando l’opinione pubblica. A dire la sua è stato anche l’avvocato Daniele Bocciolini, le cui dichiarazioni rese al programma “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus non sono passate indifferenti. Per il noto penalista, non ci sono dubbi: quanto accaduto ad Alatri ai danni del ragazzo, non può non essere definita “un’esecuzione in piena regola”. L’avvocato ha poi sottolineato il pesante clima di intimidazione che avrebbe messo in difficoltà anche il lavoro di alcuni suoi colleghi. In merito ai due giovani fermati, non sono mancate parole durissime da parte del legale: “Sono degli idioti, vigliacchi ed inutili per la società, che commettono in branco un simile gesto e poi scappano via”. Bocciolini non ha potuto non ribadire l’enorme peso dell’omertà giocato nell’intera tragica vicenda. “C’erano almeno cento persone nel locale ma nessuno ha fatto niente. Bisogna sapere che ha rilevanza penale anche non essere intervenuti”, ha ribadito in merito. Al pari di quanto sta accadendo da diverse ore sui social, anche Bocciolini ha voluto lanciare un appello affinché chi ha visto qualcosa possa dire la verità sull’accaduto. I testimoni certamente avranno paura a parlare in questo clima di minacce diffuse, ed ecco allora che anche secondo Bocciolini “qualcuno deve garantire la sicurezza” nei confronti dei possibili testimoni ai quali ha rivolto la sua solidarietà. “Si supera la paura proteggendoli, non mettendo i loro nomi sui giornali”, ha chiosato.



Sarà effettuata oggi l’autopsia sul corpo di Emanuele Morganti, il giovane ucciso a sprangate ad Alatri. Il 20enne è stato vittima di un pestaggio lo scorso venerdì sera. L’autopsia, come riportato da Rainews24, sarà effettuata a Roma su incarico disposto dalla Procura di Frosinone. Intanto i due fratellastri fermati e accusati di aver compiuto il pestaggio di Emanuele Morganti, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, secondo quanto riferito da alcuni legali e riportato sempre da Rainews24, sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli. Ci sarebbe infatti il rischio di ritorsioni e minacce nei loro confronti da parte di altri detenuti. Mario Castagnacci era stato fermato a Roma lo scorso 23 marzo perché era stato trovato in possesso di centinaia di dosi di droga: la mattina successiva era però stato rilasciato. Nella notte è avvenuto il pestaggio e la successiva morte di Emanuele Morganti. Il legale di Mario Castagnacci ha però rinunciato alla sua difesa: “E’ stata una decisione autonoma, presa senza alcuna pressione – spiega Tony Ceccarelli -. Lo dico perché in questi giorni sono stati molti i colleghi, anche di indagati più marginali, che sono stati minacciati e malmenati”.

Il delitto di Emanuele Morganti, il giovane 20enne ucciso a sprangate ad Alatri, continua a regalare con il passare delle ore nuovi retroscena che corrono soprattutto tramite la piazza virtuale di Facebook. E’ qui che, come rivela Il Fatto Quotidiano nella sua edizione online, è esploso l’emblematico hashtag #chisaparli. Un invito chiaro rivolto a tutti coloro che erano presenti, davanti alla discoteca di Alatri, la notte a cavallo tra il 24 ed il 25 marzo scorso, affinché possano fornire la loro versione su quanto accaduto al povero Emanuele Morganti, per il cui omicidio sono stati fermati i due fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Il numero degli indagati, tuttavia, aumenta con il passare delle ore e ad oggi sarebbero almeno sette le persone coinvolte, ovvero anche i quattro buttafuori del locale Miro Music Club ed il 50enne Franco Castagnacci, padre di Mario. Per gli inquirenti saranno decisive le testimonianze degli amici di Emanuele Morganti nel definire il ruolo avuto dai vari indagati, così come le immagini delle telecamere di sorveglianza della discoteca, fuori dalla quale il giovane è stato massacrato mortalmente. Ma i contorni del delitto di Emanuele Morganti sono numerosi. Tra i vari aspetti che sembrano emergere dopo l’arresto dei due fratellastri, il procuratore di Frosinone, nel corso della conferenza stampa, ha ribadito gli “ambienti delinquenziali” frequentati dai due arrestati, non escludendo la possibilità “che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio”. Ma non è tutto: secondo gli inquirenti alla base della follia omicida dei due giovani arrestati potrebbe esserci anche l’assunzione di un mix di droghe e alcol. E sono ancora i social a far emergere i retroscena di un passato tutt’altro che trasparente del 27enne Castagnacci, nel quale a dominare sono soprattutto i suoi precedenti: l’arresto nel 2011 per possesso di hashish, un processo in corso per traffico di stupefacenti ed il fermo, il giorno precedente all’omicidio di Alatri, per possesso di 300 dosi di cocaina, 150 di crack e 600 di hashish. Alle voci del web relative alle presunte aggressioni messe a segno anche in passato “col tubo” da uno dei due fratellastri in arresto, si vanno ad aggiungere poi quelle di presunte divisioni tra Tecchiena, paese di origine del 20enne ucciso a sprangate e Alatri, divenuto tristemente noto per il fatto di cronaca che si è consumato davanti al Miro Music Club. Ed è così che dietro il delitto di Emanuele Morganti si celerebbe anche una storia frutto di rivalità di paese, antiche acredini che da sempre separerebbero i due centri, distanti 7 chilometri l’uno dall’altro. “Un retaggio storico”, secondo il sindaco di Alatri, dove è stata organizzata una fiaccolata dall’amministrazione comunale che auspica nella partecipazione di almeno mille persone, a differenza di Tecchiena dove a prendere parte alla fiaccolata in onore di Emanuele Morganti sono stati in duemila, oltre la metà dei residenti della frazione.