Papa Francesco ha voluto ricevere al termine del convegno su Martin Lutero organizzato in Vaticano dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche tutti i partecipanti, sottolineando in un lungo discorso a braccio l’importanza di un evento del genere all’interno della Chiesa nell’ottica di non alzare più muri ma costruire ponti. «Provo un sentimento di gratitudine a Dio, accompagnata anche da un certo stupore, al pensiero che non molto tempo fa un convegno del genere sarebbe stato del tutto impensabile». Ha infatti del particolare l’organizzare all’interno della Chiesa Cattolica un convegno su chi più di tutti ha contribuito a minarla prima dall’interno e poi dall’esterno di una tradizione scismatica e protestante. «Per iniziativa di un organismo della Santa Sede: veramente tocchiamo con mano i frutti dell’azione dello Spirito Santo, che sorpassa ogni barriera e trasforma i conflitti in occasioni di crescita nella comunione», ha aggiunto molto soddisfatto il Santo Padre davanti ai rappresentanti intervenuti al Convegno. Secondo Bergoglio come cristiani siamo tutti chiamati a liberarci da pregiudizi verso la fede che gli altri professano «con un accento diverso dal nostro». Secondo Francesco infine, «lo studio attento e rigoroso, libero da pregiudizi e polemiche ideologiche, permette alle Chiese, oggi in dialogo, di discernere e assumere quanto di positivo e legittimo vi è stato nella Riforma»; in conclusione Bergoglio ha anche aggiunto, come la possibilità di incontro e dialogo aiutare a «prendere le distanze da errori, esagerazioni e fallimenti, riconoscendo i peccati che avevano portato alla divisione. Siamo tutti ben consapevoli che il passato non può essere cambiato». Uno sguardo alla storia senza rancori, libero e intelligente al tempo stesso: quello sguardo di novità che tutti gli ultimi papati hanno saputo donare al dialogo religioso tra Chiese diverse e confessioni diverse.



Dal 29 al 31 marzo si è tenuto in Vaticano un importante convegno sulla figura di Martin Lutero, il celebre “innovatore” che 500 anni fa sviluppo la spaccatura fondamentale della Chiesa Cristiana, formando la Riforma Protestante da cui la vita della Chiesa universale Cattolica cambiò per sempre. «Lutero 500 anni dopo. Una rilettura della Riforma luterana nel suo contesto storico ecclesiale», il titolo del Convegno dello studio organizzato dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, volto e dedicato a capire come il dramma di un uomo possa aver generato una spaccatura così profonda e importante per il resto della storia successiva, non solo religiosa. «Si tratta di una rilettura storica ed ecclesiale degli eventi che hanno portato alla riforma all’interno della Chiesa. Cioè vedere qual è il contesto storico ed ecclesiale in cui è vissuto Lutero, perché senza questa conoscenza non si può capire quello che è successo dopo in tutto il continente europeo», spiegava nell’introduzione al Convegno, padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Fulcro delle discussioni la tesi promossa da Ardura, secondo cui Lutero non voleva inizialmente scindere la Chiesa, bensì riformarla dal suo interno. «Lutero è stato percepito nei secoli del passato come l’incarnazione del diavolo, quello che ha rotto la comunione e via dicendo… Oggi non si tratta di dire che quello che ha fatto Lutero sia una cosa buona, però possiamo spiegare gli eventi che hanno portato alla riforma e agli sviluppi che sono seguiti», conclude nella sua relazione principale ancora Padre Ardura.

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