Quarto Grado torna stasera ad occuparsi del caso di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato del delitto di Yara Gambirasio e condannato alla pena dell’ergastolo in primo grado. A breve prenderà il via il processo d’Appello che potrebbe confermare la condanna già inflitta dai giudici di Bergamo. Un aspetto che l’imputato ha messo in conto, come evidenziato dalla sua difesa e nello specifico dall’avvocato Claudio Salvagni, che in una intervista al Corriere.it ha dichiarato: “Sì, ha l’ha messo in conto, ma che cosa può fare? Dice: ‘Confido che mi concedano la perizia e vengano date risposte. Sono convinto che si troverà il vero colpevole'”. Allo stesso legale è stato chiesto, con il senno del poi, se avrebbe chiesto l’abbreviato per il suo assistito. “No, non sarebbe cambiato nulla. Avrebbe preso comunque l’ergastolo, non ci sarebbe stato spazio per la difesa e per quello che è emerso in dibattimento. L’appello dopo un abbreviato è con le armi spuntate”. L’intento della difesa del presunto assassino è solo uno: dimostrare l’innocenza di Bossetti, sempre sostenuta dall’uomo, dalla sua famiglie e dagli stessi avvocati.
In vista del processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, la difesa non può permettersi di sbagliare, ecco allora che la cautela in questo senso è massima. E’ quanto emerge dalle parole dell’avvocato Claudio Salvagni in una intervista resa di recente al quotidiano Corriere.it. “Questa è una difficilissima partita a scacchi in cui non bisogna sbagliare nessuna mossa”, ha commentato. In merito al presunto assassino di Yara Gambirasio, a quasi un anno dalla sentenza di primo grado che lo ha condannato all’ergastolo, come sta affrontando la vigilia dell’Appello? A rispondere anche a questa domanda è stato il suo difensore: “Non ha mai avuto un tentennamento. Dice che se fosse stato lui avrebbe confessato subito. Il fatto che chieda la perizia dovrebbe far pensare”. E proprio in merito alla perizia sul Dna, Massimo Bossetti non teme di fare un nuovo test ed avrebbe detto: “Voglio farla, perché non ho paura della verità”. Del caso se ne occuperà questa sera anche la trasmissione Quarto Grado in onda su Rete 4, dando spazio alla vicenda di cronaca che da anni tiene l’Italia con il fiato sospeso, dividendola tra innocentisti e colpevolisti.
Fra tre mesi si aprirà ufficialmente il processo d’Appello a carico di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. I giudici della Corte d’Assise di Bergamo, al termine del primo grado, non hanno avuto alcun dubbio sulla colpevolezza dell’indagato, arrestato il 16 giugno 2014, a quasi quattro anni dall’omicidio della ragazzina di Brembate. Per tale ragione è stato condannato alla pena massima dell’ergastolo ritenendolo il solo assassino di Yara Gambirasio, come dimostrato dalla prova regina del Dna. Alla vigilia del nuovo processo di secondo grado, in partenza dal prossimo 30 giugno, la trasmissione Quarto Grado tornerà su uno dei casi più controversi e che continuano a dividere in due l’opinione pubblica. L’Appello si svolgerà a Brescia, dinanzi alla Corte presieduta dal giudice Enrico Fischetti. Questa volta il processo sarà decisamente più breve ma tutto dipenderà dalla decisione che sarà presa in merito alla richiesta di perizia sul Dna avanzata dalla difesa di Massimo Bossetti. Sarà questa la carta che è pronta a giocarsi l’imputato, i cui difensori hanno sempre sollevato dubbi sulla prova che, in primo grado ha condannato all’ergastolo il proprio assistito. Da questa decisione dipenderà anche la durata stessa del processo d’Appello. Intanto, in merito alla richiesta di perizia sul Dna, l’avvocato Claudio Salvagni ha di recente rilasciato una nuova intervista al quotidiano Corriere.it, ribadendo la presenza di materiale sufficiente per poter effettuare nuovi accertamenti. Anche nel caso in cui la Corte d’Appello di Brescia dovesse acconsentire all’esecuzione di una perizia, in mancanza di materiale sufficiente, a detta di Salvagni il muratore di Mapello non potrebbe comunque essere condannato in quanto sussisterebbe il dubbio. L’avvocato dell’imputato per il delitto di Yara Gambirasio continua ad insistere sulle anomalie del Dna, tanto da dichiarare: “Io dico che, o a questa anomalia viene data una risposta soddisfacente, o è inaccettabile. Vado oltre e dico: nessuno ha preso in considerazione che il professor Giardina non abbia sbagliato?”. Il legale, dunque, avanza dei dubbi anche in merito ai confronti di Dna tra le 532 donne della Valle Seriana e quello di Ignoto 1, al fine di trovare la madre, sebbene questa non sia emersa dalla comparazione del mitocondriale ma solo del nucleare. “Dunque abbiamo una certezza: indagando sulla traccia 31G20 la mamma di Ignoto 1 non è Ester Arzuffi. Mi domando allora come Massimo Bossetti possa essere Ignoto 1”, ha commentato Salvagni. Ma qual è, dunque, la tesi difensiva di Massimo Bossetti? Secondo Salvagni, potrebbe esserci un’altra donna il cui Dna sarebbe molto simile a quello della madre dell’imputato e che ha avuto un figlio da Guerinoni. “Quello è il vero Ignoto 1”, ha aggiunto il legale, evidenziando come nell’intera vicenda la grande incognita riguarderebbe proprio la madre, non il padre.