Dalla Svezia con furore, ecco l’ultima “follia” del politicamente corretto: lo scorso 24 marzo è stata presa una importante decisione in Svezia che potrebbe avere influssi e reazioni in tutto il mondo occidentale. In sostanza, il parlamento di Stoccolma ha deciso di risarcire tutte le persone transgender costrette a sottoporsi alla chirurgia per poter cambiare ufficialmente il proprio genere. Proprio quel “costrette” è il punto di snodo dell’intera vicenda che proviamo a discutere: la Svezia in questo modo prova ad andare incontro a tutti gli uomini e le donne che in questi anni hanno affrontato l’operazione del cambio genere per motivi ovviamente personali di ogni sorta. Lo hanno deciso dal momento in cui la Legge svedese prevede e impone il cambiamento chirurgico per poter effettuare il modulo di cambio identità all’anagrafe da uomo a donna e viceversa. Questo però, secondo il governo svedese, reca “una discriminazione e una costrizione” per la quale le persone trans devono essere ora risarcite: «È la prima volta che uno Stato riconosce la sterilizzazione forzata delle persone trans nel percorso per la riassegnazione del genere come una violazione dei diritti umani e risarcisce le vittime» ha commentato Julia Ehrt, membro di Trangender Europe. Come ovvio, l’invito della comunità LGBT è rivolto ora a tutti gli altri governi europei perché possano adottare lo stesso (costoso) provvedimento. Perché follia dicevamo? Il problema riguarda quella “costrizione” sul cambiamento chirurgico.



Una costrizione scelta in realtà dalla persona trans che sentendosi fuori luogo nel suo corpo (un abisso e un dramma molto serio, che nessuna contrapposizione banale pro/contro i trans potrà mai comprendere appieno) decide di intraprendere un lungo iter di mutilazione del proprio corpo, sterilizzazione e cambiamento semi-totale degli elementi genitali o maschili o femminili. Una scelta dolorosa che però in Svezia ora viene ritenuta “costrizione ingiusta” per via della legge dello Stato. «La violazioni dei diritti umani non possono essere cancellate. Ma riconoscendo la violazione e risarcendo le persone trans, la Svezia ha fatto un grande passo verso il risanamento di un’ingiustizia», scrive invece Ulrika Westerlund, membro del Transgender Europe svedese. Proprio sul concetto di “ingiustizia” bisognerebbe recuperare l’autentico senso proprio, per valutare se effettivamente si tratti di ingiusta scelta un’operazione chirurgica per cambiare radicalmente la natura del proprio corpo. Il risarcimento annunciato in questi giorni dal ministro della Salute Gabriel Wikström, è circa 23.600 euro e riguarderà tutte le persone trans costrette a subire l’intervento chirurgico per il cambio genere tra il 1972 e il 2013. Dopo quanto avvenuto in Svezia la comunità trans italiana ha provato a sondare il terreno anche con il Parlamento nostrano e nei prossimi giorni potrebbe arrivare qualche proposta dai gruppi di Sinistra Italiana e Mdp, i più sensibili in Parlamento a queste tematiche. Cambiare genere è una scelta particolare, dolorosa e drammatica: che venga vista come un’’ingiustizia” perché debba passare dall’intervento chirurgico resta il vero bandolo della matassa tutt’ora difficile da sviluppare. 

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