Un cittadino di Pavia ha chiesto al suo Comune di costruire un monumento per ricordare La Palice, volgarizzato in Lapalisse, il maresciallo di Francia morto nell’assedio del 1525. È passato alla storia perché il suo nome è associato ad affermazioni così ovvie da sembrare inutili. «Qui giace il Signor de La Palisse, che un quarto d’ora prima di morire era ancora vivo» scrissero i suoi uomini e questa frase l’avrebbe reso famoso. Da quel momento si cominciò a parlare di verità lapalissiana. Il cittadino pavese, dunque, ritiene che quel maresciallo meriti un monumento. Un’idea senza dubbio originale, peccato però che il termine “lapalissiano” sia frutto di un fraintendimento. Dopo la morte del condottiero, avvenuta sotto le mura di Pavia assediata, gli fu dedicato questo epitaffio: «Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il ferait encore envie». Tradotto vuol dire: «Qui giace il Signor de La Palice. Se non fosse morto, farebbe ancora invidia». La “f” di ferait fu letta “s” e la parola “enfie” divenne “en vie”. Così il termine “lapalissiano” cominciò ad indicare qualcosa di scontato. Come riportato da La Provincia Pavese, il cittadino autore della proposta vorrebbe che fosse dedicato un monumento a questo personaggio, morto il 25 febbraio 1525 mentre combatteva per espugnare la città difesa da spagnoli e Lanzichenecchi. Considerando che i resti mortali del maresciallo La Palice andarono dispersi dopo che furono riportati in Francia, un monumento ne restituirebbe memoria e dignità.



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