Non si dà pace la madre di Trifone Ragone, il militare ucciso il 17 marzo 2015 insieme alla fidanzata Teresa Costanza nel parcheggio della palestra di Pordenone. La donna è convinta della colpevolezza di Giosuè Ruotolo, ex commilitone del figlio ed in merito ha voluto ribadire, in un suo intervento al settimanale Giallo, il clima omertoso nel quale sarebbe maturato il delitto del militare di Adelfia e della fidanzata siciliana. E’ nel suo contesto militare caratterizzato anche dalla presenza dei due coinquilini di Ruotolo, Renna e Romano, che “direttamente o indirettamente il killer ha trovato copertura per sei mesi prima di essere arrestato”. A detta della madre di Trifone, tale circostanza contribuì inizialmente a compromettere l’esito delle indagini. La donna ha ricordato come dopo il delitto di Trifone e Teresa il comandante del battaglione convocò le reclute invitandoli a non parlare con i giornalisti dicendo loro: “Cerchiamo di limitare i danni”. “Ma come si fa a dire una cosa del genere?”, si domanda ancora oggi la madre di una delle vittime, ricordando come anche il procuratore Marco Martani rimase sconvolto da tale atteggiamento definendolo “omertoso”.



Nelle ultime udienze del processo a carico di Giosuè Ruotolo, presunto killer di Trifone e Teresa, a prendere la parola sono stati alcuni ex commilitoni del militare ucciso. Quello che è emerso, tuttavia, non è molto piaciuto alla madre di Ragone, Eleonora Ferrante, in quanto i militari avrebbero messo in luce un’immagine sbagliata della vittima. Presunta detenzione e forse vendita di anabolizzanti e tante donne: è quanto emerso dai precedenti appuntamenti in aula in Corte d’Assise a Udine. In merito a ciò la madre di Trifone è voluta intervenire sulle pagine del settimanale Giallo commentando amareggiata: “Trifone era una persona limpida, pura. Ora pur difendere il suo assassino, lo si vuol far passare per un drogato, un poco di buono, un donnaiolo”. La donna ha preso le difese della coppia uccisa a Pordenone dichiarando in merito: “Trifone e Teresa sono le vittime, non i carnefici. Erano due persone integerrime, dalla vita specchiata”, ha chiosato.



Nel corso del processo sul duplice omicidio di Trifone e Teresa, la coppia di fidanzati uccisa a Pordenone quasi due anni fa, continuano ad emergere retroscena che fanno molto discutere. L’ultimo ha a che fare con una foto che ha particolarmente scosso la madre del militare di Adelfia ucciso, la signora Eleonora Ferrante. Lo rivela il settimanale diretto da Andrea Biavardi, Giallo, che pubblica la stessa fotografia fatta vedere in aula in Corte d’Assise a Udine, dove si sta svolgendo il processo a carico di Giosuè Ruotolo. La foto in questione ritrae alcuni militari in un furgoncino dell’esercito, mentre stanno per recarsi a Bari per assistere al funerale di Trifone. Tra loro c’è anche Giosuè Ruotolo, particolarmente allegro e sorridente ed affiancato da Daniele Renna e Sergio Romano, i due militari ed allora coinquilini del presunto assassino. “Nella foto Ruotolo, Renna e Romano sono seduti vicini. E’ la conferma che stavano sempre insieme, anche dopo il delitto”, commenta la madre di Trifone. Come rivela il settimanale Giallo, nella foto scattata poche ore prima del funerale del militare ucciso insieme alla fidanzata Teresa, compaiono otto commilitoni, tutti sereni e sorridenti, compreso Giosuè Ruotolo. Quest’ultimo, in particolare, mostrerebbe il dito all’insù come a dire “E’ tutto ok!”. Una foto che ha fatto molto arrabbiare le famiglie delle due vittime.



Il caso di Trifone Ragone e Teresa Costanza, la coppia di fidanzati uccisi a Pordenone quasi due anni fa, continua a conquistare un’enorme attenzione mediatica. Il motivo è certamente legato al processo in corso in Corte d’Assise a Udine e che vede unico imputato Giosuè Ruotolo, l’ex militare 27enne di Somma Vesuviana, nonché ex commilitone e coinquilino di Trifone. A far discutere nel corso della passata udienza, l’ultima di febbraio, è stato il silenzio di Mariarosaria Patrone, ex fidanzata di Giosuè Ruotolo e indagata a piede libero per favoreggiamento. Proprio per la sua posizione, la giovane si è potuta avvalere della facoltà di non rispondere, garanzia alla quale ha subito fatto riferimento, in apertura di udienza, immediatamente dopo la lettura delle sue generalità. E sul rapporto tra la Patrone e il presunto assassino di Trifone e Teresa si è spesso concentrato l’intero processo a carico dell’ex militare ora in arresto, così come l’ultima puntata del programma di Rete 4, Quarto Grado. Come riporta il quotidiano Il Messaggero Veneto, nell’ambito della trasmissione Mediaset sarebbe emersa la spiegazione circa uno scambio di sms tra Giosuè e Mariarosaria, per mesi al centro delle indagini. Si tratta in particolare di due messaggi poi cancellati e risalenti esattamente alla sera in cui Trifone e Teresa furono uccisi, ovvero il 17 marzo 2015. Il primo era stato inviato dalla ragazza alle 20.49 per poi ricevere una risposta da Ruotolo dopo sei minuti. Non fu il solo messaggio che i due si inviarono, anzi quella serata, stando all’analisi dei tabulati telefonici, fu descritta come particolarmente fitta di sms e telefonate tra la coppia. A destare però il sospetto degli inquirenti era stato un precedente sms, poi divenuto celebre quanto sospetto: “Amore, hai fatto qualcosa che non mi hai detto per caso?”. Giosuè Ruotolo aveva replicato: “Amore è cosa avrei dovuto fare? Lo sai che ti dico tutto… Mo 10 minuti e ti chiamo sto finendo di mangiare”. I due sms che seguirono e che completavano la conversazione furono però cancellati. Quale era il loro contenuto? E’ questo che è stato rivelato nel corso del programma, citando un interrogatorio a Mariarosaria Patrone, nel quale la giovane dava la sua ricostruzione dei fatti. Agli inquirenti la ragazza di Somma aveva rivelato l’eccessiva gelosia che caratterizzava il loro rapporto amoroso, la stessa che l’aveva spinta a scrivere il famoso messaggio che aveva destato non pochi sospetti. La spiegazione ricostruita dalla trasmissione avrebbe a che fare con una presunta storia, l’ennesima, inventata dalla Patrone: a sua detta un maresciallo dei carabinieri l’aveva chiamata con l’intento di dirle una cosa. Si tratterebbe dell’ennesima bugia per far credere all’allora fidanzato di essere tenuto d’occhio da lei: “Gli avevo detto che ero in contatto con un maresciallo di Somma e che quest’ultimo mi avrebbe avvisato ogni volta che Giosuè avesse incontrato ragazze”. Giosuè le rispose: “Fai tutti i controlli che vuoi, vai dal maresciallo e vedi quello che ti vuole dire”. I due sms furono però cancellati in quanto la ragazza temeva che potessero essere mal interpretati. Sarebbe realmente questo il tassello mancante relativo ai messaggi entrati nell’inchiesta sul duplice delitto di Trifone e Teresa?