E’ stata accoltellata dal marito ma è riuscita a sopravvivere, nonostante sia rimasta invalida. Però è senza lavoro e senza soldi. E’ la storia di Barbara Portela, 40 anni. La donna, in un video pubblicato dal Corriere della sera, racconta le violenze subite all’interno delle mura domestiche in una escalation che l’ha portata quasi alla morte. I problemi sono iniziati fin da subito, dal viaggio di nozze. Ma Barbara era innamorata e ha lasciato correre. Poi, quando ha iniziato a capire, ha perdonato pensando che il marito fosse malato. E’ questo uno degli aspetti che la donna non si perdona. Il 7 settembre 2014 Barbara è stata aggredita con un coltello dal marito: è finita in coma tre giorni, poi si è risvegliata e ha trascorso sette mesi in ospedale dove ha subito sei interventi. A Barbara è stata certificata un’invalidità biologica del 65%. Il marito fu arrestato ma è stato in carcere solo sette mesi, poi gli sono stati assegnati i domiciliari. Durante gli arresti domiciliari è scappato di casa e si è suicidato: è stato trovato morto in un torrente.
Barbara racconta che il marito “era tanto simpatico e ci siamo sposati dopo 5 anni. In viaggio di nozze però sono iniziati i problemi: siamo andati a Rodi e ha scelto un posto pessimo per risparmiare. E poi mi ha costretta ad andare in una spiaggia di nudisti”. Poi, prosegue, “mi teneva al freddo e non accendeva il riscaldamento. E dovevo chiedere il permesso per andare in bagno, per lavarmi”. Il giorno dell’aggressione Barbara lo ricorda così: “Era davanti a me con gli occhi di ghiaccio e ha preso un quadro e ha iniziato a sbattermelo addosso. Mi ricordo di aver visto un grande taglio, avevo un’emorragia e continuavo a perdere sangue. Sono scappata, ricordo che avevo una forza soprannaturale. Io credo nella presenza degli angeli. Qualcuno mi ha spinta e quando lui è tornato a casa non mi ha più trovata. Sono riuscita a suonare il campanello ai miei vicini alle 5 di notte. Ma mentre spingevo il cancello della casa per entrare lui stava per prendermi di nuovo: il mio vicino Vittorio è stato prontissimo e l’ha spinto e ha chiuso la porta”.
Barbara ora denuncia il fatto che la pena per suo marito non sia stata adeguata e soprattutto di non essere stata risarcita. Non lavora e non ha i soldi per andare avanti. “Non posso camminare senza la mia fascia contenitiva – spiega Barbara -, ho problemi all’intestino, devo controllare sempre il pancreas. E dietro al sorriso e al trucco c’è tutto quello che non si può dimenticare”. “E non ho avuto giustizia”, sottolinea Barbara. “Come si fa a dare a un uomo che ha accoltellato la moglie sette mesi di carcere? Poi gli hanno chiesto ‘Lei ci garantisce che non farà più del male a sua moglie?’ E l’hanno mandato agli arresti domiciliari”. Barbara cerca comunque di farsi forza, anche se non potrà scordare quello che le è successo. Un risarcimento però l’aiuterebbe dal punto di vista economico: “Ho difficoltà a trovare lavoro – racconta -. Ero una maestra e il mio sogno è di poter tornare ad esserlo. Non potrei però più lavorare otto ore. Sono due anni e mezzo che non ho un’occupazione: credo che anche un risarcimento, come una piccola invalidità, possa aiutarmi ad andare avanti e a reintegrarmi nel modo del lavoro”.