Svolta sulle indagini a Sicilia e Servizi: Antonio Ingroia è ora indagato per peculato all’interno dell’inchiesta della società regionale Sicilia e Servizi di cui l’ex pm ed ex candidato premier è l’amministratore da qualche anno. Brutte notizie, uscite solo oggi anche se sono già avvenuti i primi interrogatori, dalla procura di Palermo; l’ex magistrato è indagato relativamente ad una serie di rimborsi per trasferte, pari a circa 30mila euro, percepiti da amministratore di Sicilia e Servizi. I magistrati, che hanno preso in esame il periodo compreso tra il 2014 e il 2016, vogliono far luce anche su un’indennità di risultato pari a 117mila euro, che Ingroia si è liquidato, riporta l’agenzia Askanews. In sostanza, secondo gli inquirenti, Ingroia avrebbe intascato rimborsi per trasferte per 30mila euro comprensivi dei trasporti e delle spese di vitto e alloggio; tutto questo, nonostante fossero rimborsabili solo i soldi spesi per il viaggio, rileva Tg Com24. anche sulla questione della liquidazione, le accuse su Ingroia paiono complesse. «a fronte di un utile di 33mila euro, l’amministratore di Sicilia e servizi si sarebbe liquidato un’indennità di 117mila euro, somma che avrebbe comportato per la società un deficit di bilancio. L’indennità di risultato, dal 2008, ha una nuova disciplina che prevede la liquidazione delle somme solo in presenza di utili e comunque in misura non superiore al doppio del cosiddetto compenso omnicomprensivo», riportano ancora in colleghi di Tg Com24, dopo aver visionato le carte.
La difesa di Antonio Ingroia arriva immediata dopo l’uscita della notizia per cui l’ex pm di Palermo sarebbe indagato per peculato. «Si tratta di una vicenda vecchia, che avevo già ampiamente chiarito a suo tempo in sede giornalistica, dal momento che a sollevare il caso fu un articolo del settimanale L’Espresso del febbraio 2015 in cui erano riportate cifre inesatte e notizie incomplete Questa indagine mi consente comunque di sgomberare una volta e per tutte, anche in sede giudiziaria, il campo da ogni equivoco, sospetto e maldicenza su una storia totalmente infondata». Secondo il magistrato ora amministratore di Sicilia e Servizi l’interrogatorio avvenuto oggi e i prossimi sviluppi chiariranno la sua innocenza: «ho fatto presente ai magistrati il mio stupore perché la contestazione nei miei confronti si basa su una legge del 2006 abrogata nel 2008. In particolare, il cosiddetto premio di indennità da risultato, si tratta di un riconoscimento previsto dalla legge in caso di raggiungimento di determinati obiettivi e serve a integrare una indennità certamente non commisurata alle grandi responsabilità in capo all’amministratore di una società come Sicilia e Servizi, che gestisce svariate decine di milioni di euro ogni anno». Per quanto riguarda invece il capitolo relativo alle spese di viaggio sostenute da Ingroia, l’ex magistrato rilancia ancora nella nota su Askanews: «ricordo solo che all’atto della mia nomina come amministratore unico di Sicilia e-Servizi ero già residente a Roma da tempo e che la legge prevede, in caso di nomina di professionisti residenti fuori sede, il rimborso delle spese di viaggio, ossia trasporto, vitto e alloggio, così confermato da più pronunce della Corte dei Conti».