L’imbianchino che ha acquistato l’auto di Massimo Bossetti interverrà a Pomeriggio 5 oggi, martedì 7 marzo. Si tratta di Pietro Bagnoncelli, che ha presenziato ad ogni udienza del muratore, convincendosi della sua innocenza nonostante la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. L’automobile di Bossetti è stata acquistata, dunque, dall’imbianchino di Capriate San Gervasio, che ha devoluto la somma alla moglie e ai figli dell’uomo condannato all’ergastolo. «L’ho pagata 500 euro, più 440 euro per il passaggio e 350 per altre pratiche» ha dichiarato a Il Giorno. Sul suo profilo Facebook ha annunciato il nuovo acquisto, effettuato proprio il giorno del suo compleanno, e ha rivolto un pensiero a Bossetti: «Spero che possa ritornare presto dai suoi figli e dalla moglie che lo stanno aspettando a braccia aperte». Ma a Pomeriggio 5 verrà trasmessa anche un’intervista a Marita, la moglie di Bossetti.
Nelle ultime ore è divampata la polemica tra la criminologa Roberta Bruzzone e la pagina Facebook “Bossetti Libero“. I fan di questo gruppo, infatti, sono convinti che il carpentiere di Mapello in carcere con l’accusa di avere ucciso Yara Gambirasio sia in realtà innocente. Ma chi è, secondo loro, ad essersi macchiato dell’omicidio della piccola Yara? Tutti i sospetti della pagina Facebook si concentrano su Silvia Brena, l’istruttrice di ginnastica che assieme a Bossetti è l’unica persona il cui Dna è stato ritrovato sui vestiti di Yara. In particolare tracce del suo sangue sono state rinvenute sulla manica della giacca di Yara: com’è possibile tutto ciò? Interrogata al riguardo, Silvia Brena ha sempre opposto una serie di “non so” e “non ricordo” che certamente non hanno aiutato a chiarire la questione. Quel che è certo è che la giovane istruttrice di ginnastica è nel mirino di chi vuole Massimo Bossetti libero: starà ai giudici cercare di fare piena luce sul caso in modo di sedare ogni tipo di polemica.
Attorno alla presunta innocenza di Massimo Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo in primo grado lo scorso primo luglio, per l’omicidio di Yara Gambirasio, c’è sempre stato un grande fermento. L’opinione pubblica si è nettamente divisa tra innocentisti e colpevolisti e la dimostrazione emerge anche dalle reazioni che, udienza dopo udienza del lungo processo che ha visto protagonista Bossetti, si sono viste sui social, a partire da Facebook. Qui pullula un mondo parallelo dove in tanti esprimono da sempre la propria opinione anche in modo piuttosto colorito e senza filtri. Ed è in questo contesto che, come rivela Libero Quotidiano nella sua versione online, sorge la pagina “Bossetti Libero”, con oltre 12 mila “Mi piace” e realizzata in difesa di Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Subito salta all’occhio la foto di copertina della pagina, contenente un’accusa neppure tanto velata: “Appena uccisa Yara, a Brembate si mormorava che il mostro fosse in palestra e fosse donna. La procura non ha mai indagato quella palestra. Oggi non si mormora, ma tutti sanno chi è l’assassina. Ed è ancora in palestra”. Come sottolinea il quotidiano, tuttavia, il vero aspetto da sottolineare non consiste tanto nella presenza di una pagina social (non l’unica ad onor del vero) sorta per sostenere Massimo Bossetti, quanto piuttosto nei duri attacchi ai giudici ed a tutti gli esperti, criminologi e non, entrati nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Yara Gambirasio. Attacchi che, scrive Libero, si avvicinano “quasi all’istigazione a compiere reati”. Di recente ha sollevato non poche polemiche quanto scritto dall’amministratore della pagina, allegando il video di un servizio su Massimo Bossetti tratto dalla trasmissione Quarto Grado: “forse sono tropo umano, troppo intelligente, troppo superiore a lumache ossigenate e sorci di fogna, ma a vedere queste immagini non riesco a fregarmene come loro, mi viene da pensare che una rivoluzione non sarebbe nemmeno tanto sbagliata… coi forconi andare a prendere certe giudicesse e mandarle al cospetto di Dio…”. Stato prontamente modificato, amputato della parte finale con il duro attacco al giudice della Corte d’Assise di Bergamo. A finire nel vortice delle violenze verbali da parte della pagina in sostegno di Massimo Bossetti anche la trasmissione stessa Quarto Grado, il giornalista Carmelo Abbate e la criminologa Roberta Bruzzone, spesso insultata con stati e commenti. Ed è stata proprio quest’ultima, nelle passate ore, a segnalare l’ennesimo orrore attorno al caso, invitando i suoi utenti a contribuire alla cancellazione della pagina “Bossetti Libero”, definita “una vera e propria istigazione alla violenza”. “Le ultime minacce di morte sono state rivolte (oltre a me, che ho più volte denunciato la cosa e la magistratura sta facendo il suo lavoro) anche ai magistrati che si sono occupati del caso della piccola Yara”, scrive la Bruzzone sulla sua pagina Facebook. L’invito, dunque, è a segnalare la pagina, ribadendo la sua intolleranza nei confronti dell’istigazione alla violenza. Clicca qui per leggere lo stato.