La proposta di Tommaso Nannincini, consigliere dell’ex premier Matteo Renzi, ha già comportato diverse arriciature di naso e dato il via a due studi. Nel mirino le tasse, che secondo l’iniziativa potrebbero ridurre il carico sui giovani, ma la domanda sorge spontanea: che cosa succederebbe invece ai contribuenti “adulti”? Nel progetto voluto dall’ex sottosegretario, il gap fra i due tipi di versamento, ovvero in pratica la differenza fra ciò che viene pagato dai giovani e le tasse previste per gli adulti, dovrebbe coinvolgere lo Stato. Il governo dovrebbe quindi compensare con le casse pubbliche il mancato incasso, ma uno studio della Luiss ha già dato il suo stop. A rispondere, infatti, due professori: Luciano Monti, docente di Politiche dell’Unione Europea, e Fabio Marchetti, professore di Diritto Tributario. I due studiosi hanno bocciato immediatamente il progetto, dato che diminuire le tasse alle generazioni più giovani, infatti, potrebbe solo comportare un ulteriore morsa su tutti gli altri cittadini. A causa della situazione attuale che vive lo Stato, ha spiegato Monti, non è possibile che si faccia carico delle tasse non versate, contro la proposta di Nannincini che prevede invece una miglioria degli strumenti sull’Iva, in direzione di una lotta contro l’evasione, e grazie alla tassazione dell’economia digitale. Intanto giungono notizie positive per il bilancio pubblico, come confermato dai dati raccolti dal Ministero dell’Economia, che parlano di un aumento delle entrate fiscali che si aggira attorno al 3,3%. Non è tuttavia ancora sufficiente, dato che entro il 2018, lo Stato italiano dovrà inassare 20 miliardi di euro per evitare che entri in gioco la salvaguardia fiscale, con un conseguente aumento dell’Iva. 



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