Una vicenda che ha sicuramente segnato una grosse fetta di giurisprudenza: la sentenza cha ha riconosciuto i due papà gay a Trento ha fatto discutere e ancora molto fa parlare la decisione de giudici trentini. Una coppia omosessuale si vede riconosciuta la paternità di due gemelli ottenuti da una madre surrogata in Canada. Ovviamente si possono fare tutte le considerazioni possibili: salutare la decisione della Corte d’Appello di Trento come una vittoria di civiltà, oppure segnalarla come l’ennesimo segnale di originalità di una magistratura pronta a controfirmare qualsiasi gesto di autonomia del singolo rispetto a vincoli di qualsiasi tipo. A parlare oggi alla Radio Cusano Campus è l’avvocato che ha seguito fin dal principio di due padri omosessuali che hanno ottenuto la storica sentenza di adozione post-utero in affitto all’estero. Si chiama Alexander Schuster e ai colleghi della Radio Niccolò Cusano racconta le conseguenze di questa decisione che per la prima volta riconosce un legame tra i figli ed il padre non genetico: «In Italia c’è molto lavoro da fare. Dobbiamo metterci al passo su alcune questioni che abbiamo in arretrato. Io ero fiducioso sull’accoglimento, perché era l’unica strada percorribile per un paese civile. L’alternativa sarebbe stata negare a questi bambini, per tutta la loro vita, un secondo genitore. Quello che non mi aspettavo era il ritorno mediatico». L’avvocato racconta anche da vicino qualsiasi sono state le reazioni, a volte anche feroci, sulla vicenda della sentenza arrivata in Trentino: «c’è chi ha cercato di rappresentare i padri gay come dei criminali. Ho ascoltato persone che pretendevano di dire la loro, senza conoscere la realtà, su quale fosse il bene per questi bambini. Mi viene difficile accettare discorsi fatti sulla pelle dei bambini, ignorando cosa pensano gli psicologici e come sono queste famiglie».



L’avvocato dei due padri omosessuali ha poi continuato nell’intervista radiofonica, commentando la decisione della Procura di Trento di impugnare subito quella sentenza: «Davo per scontato che qualcuno non avrebbe digerito l’esito. Se avessimo perso, saremmo andati in Cassazione. Sono convinto che anche il Ministero vorrà andare in Cassazione: lo avevamo messo in conto. Se l’Italia accetterà, come spero, questa sentenza di Trento è chiaro che ci porremmo all’avanguardia degli ordinamenti che più riflettono sul nuovo diritto di famiglia, ovvero il riconoscimento di due madri, due padri e margini di apertura verso la gestazione per altri». L’avvocato Schuster ha poi provato a spiegare come siano arrivate alcune minacce, non fisiche, alla sua persona e non solo ai genitori omosessuali che hanno ottenuto l’adozione riconosciuta. Parla prima dello schermo costruito attorno alla famiglia, «Trento è piccola ma i genitori dei compagni di classe dei due bambini si sono complimentati, dopo la sentenza, con i papà»; e poi affonda sui suoi rapporti, cambiati dopo questa sentenza, «Non tutte le persone con cui avevo rapporti significativi, invece, hanno capito questa sentenza. Qualcuno l’ho perso per strada, spero di recuperarli nel tempo. Qui si tratta solo di capire che quando ci sono i bambini da tutelare la risposta è solo una, ovvero garantire un ambiente, anche a livello giuridico, che li faccia stare bene. Quell’ambiente è la famiglia, una famiglia che si fonda sull’amore, come tutte».

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