Nella sua prima lettera a Michele Misseri, la madre di Sarah Scazzi, Concetta Serrano, ha voluto ricordare anche l’amata figlia di appena 15 anni, uccisa ad Avetrana nell’agosto di sette anni fa. Lo ha fatto nella medesima missiva inviata allo zio, colui che secondo l’accusa avrebbe gettato il corpo della ragazzina in un pozzo, dopo l’uccisione per mano della moglie Cosima e della figlia Sabrina, entrambe condannate all’ergastolo. Riferendosi al cognato, Concetta Serrano scrive: “Ricordati Michele che cosa hai fatto del piccolo corpo di quella nipote di 15 anni che ti voleva tanto bene ed era sempre a casa tua”. “Ricordi i suoi capelli biondi, i suoi sorrisi? Ricordi il suo volto, Michele, lo ricordi ancora? E ricorda cosa hai fatto di lei? Di quel piccolo corpo che hai raccolto come un sacco e gettato in quel posto gelido?”, ha aggiunto la donna, ormai preda ad un dolore incolmabile. Nel ricordare la figlia 15enne, la donna ribadisce come ogni giorno, da quel 26 agosto 2010, non può fare a meno che sentire la sua mancanza. “Non avere più Sarah è non avere più la mia vita che si è fermata a quel maledetto 26 agosto 2010. Quando il sangue del mio sangue me l’ha portata via”, ha chiosato la donna nella lettera a Michele pubblicata sul settimanale DiPiù.
Nelle passate settimane, con la sentenza della Cassazione in merito ai responsabili della morte di Sarah Scazzi si è chiuso un capitolo importante sul delitto di Avetrana. Cosima Serrano, zia della 15enne strangolata e la cugina Sabrina Misseri, sono state condannate per la terza volta alla pena dell’ergastolo. A nulla, dunque, sono servite le reiterate dichiarazioni di colpevolezza rese in questi anni da Michele Misseri, zio di Sarah, fino alla fine definitosi il solo responsabile della sua morte. A sua detta, Cosima e Sabrina, rispettivamente moglie e figlia, sarebbero delle innocenti ingiustamente tenute in carcere. Parole che tuttavia non sono state neppure prese in considerazione dai giudici ma che anzi lo vedranno protagonista il prossimo 3 aprile nell’ambito del processo bis sul delitto di Sarah Scazzi, insieme ad altri imputati (tra cui Ivano Russo) con l’accusa di falsa testimonianza e autocalunnia. Intanto, come stabilito dalla Suprema Corte, da alcuni giorni, subito dopo la proclamazione della sentenza di condanna, Michele Misseri è tornato in carcere dove trascorrerà i prossimi otto anni con l’accusa di occultamento di cadavere e inquinamento delle prove. Ed è proprio a “Zio Michele” che si è rivolta di recente Concetta Serrano, madre di Sarah Scazzi, in una lettera pubblicata sul settimanale DiPiù e ripresa dal sito Delitti.net. Concetta si porta dietro un enorme dolore; per la donna resta inspiegabile il motivo per il quale la sorella Cosima e la nipote Sabrina abbiano ucciso in modo così violento la figlia di appena 15 anni, alle quali era molto legata, mentre non considera affatto colpevole del delitto Michele Misseri, sebbene le abbia procurato ugualmente un dolore incommensurabile, per aver gettato nel pozzo dove poi fu ritrovata cadavere il corpo di Sarah Scazzi. “Anche tu hai le tue colpe: non hai ucciso Sarah, ma hai gettato il suo corpo in un pozzo, a marcire, per coprire il delitto commesso dalle donne della tua famiglia”, scrive Concetta nella sua prima lettera al cognato. In merito alla condanna a carico dell’uomo, la donna la definisce anche poco severa. “Eppure nonostante tutto, tu, ai miei occhi, non sei come Sabrina e Cosima: voglio pensare a te in modo diverso”, prosegue. La madre di Sarah Scazzi ha poi voluto ricordare a Michele come era fragile la figlia 15enne, domandandosi incessantemente come abbia potuto farle così del male anche dopo la sua morte. “Ti sei disfatto di lei come fosse un animale morto da sotterrare. Che brutta cosa hai fatto, Michele, te ne rendi conto?”, continua a chiedersi Concetta. Dopo la sentenza della Cassazione e che ha messo la parola fine sul terribile delitto di Avetrana, la donna si augura che Michele possa finalmente dire tutta la verità, “quella vera”, al fine di dare dignità anche a se stesso: “Confessa una buona volta quello che tu sai Michele”. Per la donna, questo rappresenterebbe la sola piccola consolazione rispetto “l’amarezza senza fondo” nella quale è sprofondata la sua vita.