In un sol giorno e la tensione schizzata alle stelle in tutto il Paese dove convivono da secoli musulmani e cristiani: una tensione, aggiunta dalla rivendicazione dell’Isis, che ha messo in discussione il prossimo viaggio apostolico di Papa Francesco proprio in Egitto. E invece il viaggio si farà, eccome, come confermano sia il Vaticano che le autorità egiziane, in primis il papa copto Tawadros II; «Questi tentativi vili di colpire persone in pace in luoghi di culto dimostrano che il terrorismo non ha religione». Non solo, anche l’imam della Moschea più antica e prestigiosa d’Egitto ad Al-Alhazar ha mandato immediata vicinanza ai cristiani colpiti dalla barbarie del terrorismo islamista: «quello che è accaduto è stato un attacco che si è macchiato di crimini che Allah rifiuta», scrive El Tayyb ai fratelli copti. Nell’invito rivolto nuovamente a Papa Francesco, l’imam di Al-Alhazar ha poi proseguito, «siamo impegnati a livello locale regionale e internazionale per cercare di promuovere la cultura della convivenza, la rinuncia alla violenza e il terrorismo oltre che lo smantellamento di ideologie estremiste e quei gruppi che chiamano al martirio e Al Takfir». (agg. di Niccolò Magnani)



Le stragi nelle chiese copte di Tanta e Alessandria avvenute ieri durante la domenica delle Palme hanno portato il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi a dichiarare lo stato di emergenza in tutto l’Egitto. Ieri il leader egiziano aveva ordinato all’esercito di schierarsi nelle strade e davanti ai luoghi di culto. Ora, con lo Stato d’emergenza, le forze armate hanno un ruolo ancora più importante per mantenere la sicurezza nelle città egiziane. La decisione presa da Al-Sisi arriva a 18 giorni dalla visita di Papa Francesco e dopo gli attacchi, rivendicati dall’Isis, che hanno causato la morte di 44 persone e il ferimento di un centinaio di individui. Il presidente egiziano ha parlato alla popolazione in un discorso trasmesso in tv, durante il quale ha proclamato lo stato d’emergenza per 3 mesi al fine di “proteggere e preservare” il Pese. Adesso la misura da lui ordinata dovrà essere confermata dal parlamento. (agg. di Linda Irico)



E’ stata certamente una domenica di sangue quella vissuta ieri in Egitto dove i kamikaze dell’Isis hanno fatto strage di cristiani copti in due chiese, ad Alessandria e a Tanta, a Nord del Cairo. Le conseguenze di quanto accaduto ieri, questa mattina sono ben visibili, come riporta l’agenzia di stampa Ansa. I pendolari de Il Cairo, oggi hanno dovuto fare un’importante deviazione al fine di evitare il ponte “6 Ottobre” chiuso al traffico. Chiuse molte altre strade mentre altrove il livello di sicurezza è aumentato con misure rafforzate soprattutto vicino a hotel, edifici pubblici e alla centralissima piazza Tahrir. L’ambasciata britannica è protetta da numerosi militari con passamontagna che rendono la già evidente protezione ancora più visibile. Dopo l’annuncio di ieri sera da parte del presidente Abdel Fattah Al Sisi che ha proclamato lo stato di emergenza per i prossimi tre mesi, dalla stessa presidenza della repubblica arriva un altro annuncio relativo al lutto nazionale di tre giorni. Sale intanto il numero delle vittime, attualmente a 47, mentre i feriti sarebbero almeno 126. Un bilancio drammatico e che non è detto sia definitivo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Un duro colpo, ieri, per l’Egitto dove nella domenica delle Palme si è consumato un duplice attentato che ha provocato una vera e propria strage nelle chiese copte. Entrambi gli attacchi che si sono consumati rispettivamente nella Chiesa di San Giorgio a Tanta, a nord del Cairo e poi nella Cattedrale di San Marco ad Alessandria, sono stati rivendicati dall’Isis. Un attentato che arriva a 20 giorni dalla visita del Papa in Egitto, come ricorda RaiNews.it. La missione nel paese da parte di Papa Francesco è prevista per il 28 e 29 aprile e rappresenterà il suo primo viaggio in Medio Oriente. Dopo i fatti di ieri, come rivela LaPresse, il presidente egiziano Al Sisi ha proclamato necessariamente lo stato di emergenza per tre mesi nel paese. In seguito agli attacchi, al momento l’ultimo bilancio parla di 45 vittime e centinaia di feriti. Secondo alcuni giornalisti egiziani attivi su Twitter e che stanno citando i media locali, tuttavia, il numero dei morti è destinato tragicamente a salire e c’è già chi parla di oltre 50 persone rimaste uccise nei due attacchi. Intanto, le forze di sicurezza hanno già avviato le proprie indagini al fine di verificare quante persone possano essere state realmente coinvolte nei due attentati di ieri alle chiese d’Egitto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

La religione non c’entra con gli attentati avvenuti ieri in Egitto. Questa la posizione del Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, che ha manifestato la propria vicinanza alle famiglie copte colpite dai due kamikaze. Il religioso ha richiesto inoltre a tutti i fedeli, in special modo ai cristiani torinesi, di fare un momento di riflessione e preghiera, “di azione politica per testimoniare concretamente il diritto umano e sociale alla libertà religiosa”. Come sottolinea a La Repubblica, quanto accaduto in Egitto alla comunità copta è segno di fanatismo che si “maschera da intolleranza religiosa”, un tentativo di giustificare azioni criminose abominevoli che non sono associabili ad alcun tipo di fede. Intanto è confermata, sottolinea Al Jazeera, la rivendicazione dell’ISIL per gli attentati di Tanta ed Alessandria. Il gruppo terrorista avrebbe infatti confermato il proprio coinvolgimento tramite il sito Amaq, 

In seguito alle esplosioni che hanno colpito la comunità copta in Egitto, una minoranza cristiana, il Presidente Abdel Fattah el-Sisi ha ordinato alle sue truppe di distribuirsi in tutto il territorio per proteggere i punti vitali ed ha imposto uno stato d’emergenza che durerà tre mesi. Sui social, alcuni egiziani avrebbero inoltre lodato l’intervento di due agenti di Polizia che sono riusciti a fermare il kamikaze e che sono rimasti uccisi nell’esplosione. I testimoni, sottolinea ancora Al Jazeera, hanno descritto l’episodio come caotico e sanguinoso, in cui era possibile vedere corpi smembrati sul pavimento della chiesa di San Marco, ad Alessandria. Un altro testimone ha assistito invece al momento in cui le fiamme hanno divampato verso il soffitto della struttura, “un fumo denso, non si poteva vedere nessuno”, rivela, “abbiamo sentito solo delle voci che ci hanno detto di uscire in fretta”.