Rischia di pagare 5,7 milioni di euro di danni per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio: questa la richiesta degli avvocati di parte civile. Nel corso del processo in rito abbreviato davanti al gup Gaspare Sturzo sono state presentate le richieste di risarcimento: Stefania Iasonnia, l’avvocato che rappresenta la madre della ragazza (e altri parenti) a cui il vigilante diede fuoco, ha valutato in 4,7 milioni i danni subiti dalla famiglia per la morte della studentessa 22enne; Nicodemo Gentile, il legale che assiste il papà della vittima, ha chiesto invece un milione di euro. La cifra simbolica di un euro è stata, invece, chiesta dall’associazione Differenza Donna, rappresentata dall’avvocato Teresa Manente: «Il risarcimento deve essere rappresentato da una sentenza giusta». La pm Maria Gabriella Fazi, invece, venerdì scorso ha chiesto la condanna all’ergastolo di Vincenzo Paduano, che deve rispondere di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minorata difesa, e di stalking, distruzione di cadavere e incendio dell’auto della vittima. La sentenza è attesa il 5 maggio.
Il 28enne vigilante la mattina del 29 maggio 2016 ha ucciso l’ex fidanzata Sara Di Pietrantonio dandole fuoco in via della Magliana. Secondo gli inquirenti, l’imputato aspettò l’uscita di Sara dalla casa del ragazzo che frequentava, la seguì e la costrinse ad accostare per poi provare ad aggredirla: quando la ragazza provò a scappare, Vincenzo Paduano l’afferrò da dietro, le strinse il collo e la trascinò per qualche metro, dandole poi fuoco. Potrebbe trattarsi di un omicidio premeditato: lo fanno presupporre alcuni messaggi scambiati con la ex e un post scritto su Facebook poche ore prima dell’omicidio. «Sono mesi che provo a sforzarmi di ricordare cosa avvenne, ma ho un vuoto. Mi ricordo solo che ho fermato Sara, che stavamo parlando, che lei mi ha detto che non c’era più nessuna speranza di tornare insieme. Da quel momento c’è un blackout nella mia testa. Mi assumo le responsabilità di quanto accaduto. Sono stato spinto dalla gelosia», il racconto di Vincenzo Paduano agli inquirenti.